Questo è il primo libro scritto da Carrisi ed anche il primo suo libro che leggo. Avendo letto molti pareri positivi, pensavo che fosse un libro più particolare, qualcosa che si diversifica dagli altri romanzi del genere. Adesso che l'ho finito penso, piuttosto, che abbia fatto "scalpore" il fatto che un autore italiano abbia scritto un thriller che potrebbe essere imputato ad un autore americano. Questo non lo ritengo un elemento estremamente positivo, non è che gli americani scrivano meglio e che gli italiani, invece, non lo sappiano fare e, non è altrettanto vero che tutti i thriller americani sono costruiti bene e della stessa qualità. In poche parole, penso che se questo libro fosse stato scritto da un autore americano non ci sarebbe stato altrettanto clamore qui in Italia e allo stesso tempo anche all'estero, forse, ha colpito proprio perché derivante da un Paese diverso dagli Stati Uniti, un po' quello che è successo, ad esempio, per "Uomini che odiano le donne".
Tenendo conto che si tratta di un'opera prima, non l'ho trovato brutto ma, per i miei gusti, ci sono state troppe note stonate per catalogarlo come sorprendente e geniale, come ho letto in alcune recensioni.
Iniziamo dall'elemento principale di ogni romanzo: la trama. Non è semplice parlarne senza anticipare nulla, perciò cercherò di farlo al meglio senza citare i particolari. Nella trama completa aggiungerò qualche riferimento chiarificatore a quello che voglio sostenere. Sotto un certo punto di vista ho apprezzato l'idea del serial killer astuto che svela i progetti un po' alla volta e che ha organizzato per bene ogni movimento, ma considerando tutte le scoperte, incluse quelle finali, ho pensato davvero che lo scrittore abbia esagerato. Vanno assolutamente bene i colpi di scena, vanno assolutamente bene i serial killer astuti e furbi, va assolutamente bene una trama intricata, ma leggere così tanti retroscena, specie nel finale, mi ha dato troppo l'idea di finzione e di qualcosa inserito a forza. Come se dovendo cucinare qualcosa si sapesse di dover usare un tot di ingredienti scelti a tavolino e poi, nella cottura, accorgendosi che il piatto è quasi pronto e alcune cose non sono state usate allora si butta tutto insieme per non sprecare niente. Questo non è vero in assoluto, ci sono certe cose che vengono anticipate durante il romanzo e fanno capire i colpi di scena anche molto prima che accadano. Sono quelli che erano assolutamente impossibili da capire che mi sembrano un po' troppo esagerati. Da quanto ho capito Carrisi ha preso spunto da diversi casi veri, essendo un criminologo e, come si dice spesso la realtà a volte è più incredibile della fantasia. Certe cose possono non tornare proprio perché, non essendo del tutto inventate, non è stato svolto un particolare lavoro per renderle "credibili", ma forse (è una mia opinione e non posso sapere se corrisponde a verità) è proprio il fatto di aver mischiato tante storie vere quello che poi ha reso la trama poco credibile. Magari certe cose sono successe, non lo metto in dubbio, ma che siano state tutte opera di un solo uomo che aveva i fini e gli scopi che si intuiscono, mi sembra davvero esagerato.
I colpi di scena non mi hanno stupita particolarmente, tutto sommato li ritengo sufficienti. Ci sono quelli "citofonati" che per chi ha esperienza in queste letture erano totalmente ovvi, quelli impossibile da capire perché troppo assurdi per essere veri e quelli, invece, fatti bene che ti mandano dubbi su dubbi e non sai cosa pensare e solo alla fine sai qual è la verità.
Sono stata portata ad annoiarmi e ad abbandonare la lettura proprio nei punti meno consoni, quando la protagonista era in pericolo o quando si stava per svelare qualcosa di importante. L'attenzione e la suspence, pertanto, scemano e non reggono il confronto con l'inizio del libro che, invece, mi aveva interessato molto e che mi aveva fatto sperare in un ottimo libro.
I personaggi sono odiosi. La protagonista femminile, a parer mio, non è normale. Capisco interiorizzare la psicologia dei personaggi, che ognuno di noi ha i suoi problemi, che in questo modo la protagonista sembra una persona reale, ma una psicologicamente labile come detective che tenta di salvare i bambini, non mi è piaciuta. Essendoci un seguito spero quasi di scoprire che anche lei è "cattiva" e che l'arrestano e la rinchiudono a vita, avrebbe più senso secondo me che quello che si prospetta in questo libro. Gli altri personaggi, invece, sono pressoché sconosciuti al lettore, l'introspezione è poca e il punto di vista della protagonista è talmente superficiale da ritenerlo, personalmente, poco rilevante. Inoltre ho trovato poco azzeccata la scelta di un autore di sesso maschile di utilizzare il punto di vista di una detective femmina, magari sarebbe stato più facile per lui capire meglio la psicologia di un uomo. L'unica cosa che so è che la protagonista sembra uno stereotipo vivente e non so davvero se questo sia dovuto allo stile dell'autore, ad un'idea diversa dalla mia o ad una persona a cui si è ispirato. Non ho trovato, comunque, molto coerenti determinati comportamenti con quello che Mila sente, anche l'incoerenza è un elemento di verosimiglianza ma solo fino ad un certo punto mantiene la credibilità necessaria. Anche il punto di vista della bambina non mi ha convinta, i pensieri che fa e i ragionamenti per me non corrispondono affatto alla sua età e al modo in cui si vede il mondo da piccoli, questo è, senza dubbio, un punto di vista soggettivo e, anche qui, mi permetto di dire che, forse, se l'autore avesse parlato dal punto di vista di un bambino magari si sarebbe riuscito ad immedesimare meglio e ad usare un linguaggio e pensieri più adatti all'età.
I dialoghi tra i personaggi non mi hanno convinta molto, specie quelli per risolvere le indagini. Il criminologo, che dovrebbe in teoria essere quello più deduttivo del gruppo, non fa altro che fare domande su domande alla protagonista portandola alla soluzione. Secondo me non ha molto senso che lui non arrivi mai a capire nulla e che le ponga le domande come se, invece, sapesse già le risposte. Di dialoghi simili ne ho letti in altri romanzi e il "botta e risposta" era meglio organizzato, con i due personaggi che si aiutavano nelle intuizioni vicendevolmente e creando un effetto più verosimile ai miei occhi. Anche certe frasi non mi sono piaciute, un po' troppo scontate e con spiccato perbenismo.
Lo stile mi è piaciuto, parecchio scorrevole e a tratti usa figure ed immagini che potrei addirittura definire poetiche, non mi hanno però coinvolta dal punto di vista emotivo, anzi a tratti tendono a deconcentrare la lettura. Le descrizioni vere e proprie sono, invece, brevi ed incisive.
Non so se consigliarlo o meno perché ci sono elementi innovativi ed interessanti che valgono la pena di essere letti e altri elementi, invece, che stridono molto e non mi sono piaciuti. Sicuramente è un romanzo che può piacere moltissimo, aspetto di leggere anche "L'ipotesi del male" per farmi un'idea generale sulla trama e dare quindi un giudizio più informato.