La confessione che chiama in causa l'ascoltatore è, come diciamo nel cricket, un demonio di palla da giocare. Se la rifiuti offendi chi si confessa, se l'accetti ammetti la tua colpa.
Oggi recensisco per voi un libro del 2007 molto famoso, anche grazie alla sua trasposizione cinematografica del 2012: Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid.
Si tratta del secondo libro dell'autore che leggo e, devo ammettere, di non aver apprezzato molto il precedente, Exit West nonché ultima pubblicazione dello scrittore, specialmente nello stile. Per questo motivo ho iniziato in modo riluttante (era proprio il caso di dirlo!) questa nuova lettura, consapevole che difficilmente mi sarebbe piaciuta dato che, per me, apprezzare il modo in cui un autore scrive è fondamentale per poter apprezzare un romanzo.
Questo è il motivo per cui questo volume mi ha sorpresa completamente, l'impressione che mi ha fatto questo romanzo è, infatti, diametralmente opposta a quella che avevo in precedenza.
Il fondamentalista riluttante è un monologo in cui il protagonista, un uomo pakistano di nome Changez, parla ad un uomo statunitense che noi non avremo mai modo di conoscere se non attraverso le osservazioni fatte dal nostro narratore.
Lo stile è frizzante e ben ritmato, riesce a trattare sia di argomenti profondi che futili senza nessun cambio di registro, che rimane ricercato ma mai poco credibile o altisonante.
È davvero notevole come noi umani sappiamo dilettarci per il dolce richiamo di un fiore mentre siamo circondati dalle carcasse abbrustolite dei nostri compagni animali, ma del resto noi siamo creature notevoli. Forse è nella nostra natura riconoscere in modo inconscio il legame tra mortalità e procreazione, vale a dire tra il finito e l'infinito, e di fatto sono proprio le avvisaglie dell'una che ci portano a ricercare l'altra.
Il libro, già breve di suo, scorre a grande velocità, portandoci a ripercorrere la vita del giovane protagonista che viene raccontata, in flashback, al misterioso uomo degli Stati Uniti. Il ritmo di lettura è così veloce da portare a terminarlo anche solo in un'unica volta.
La trama del romanzo parla principalmente di un giovane pakistano (Changez) che si è trasferito negli Stati Uniti per inseguire il sogno americano ma che grazie ad un particolare avvenimento, l'attacco alle Torri Gemelle, comincia a riflettere più profondamente al riguardo della propria situazione, quasi risvegliandosi da un torpore durato più di due decenni.
Naturalmente non sapevo ancora che la morte aveva toccato soltanto chi si trovava nel limitato raggio geografico che sarebbe stato chiamato ground zero.
Questa storia viene intervallata da osservazioni del narratore sul luogo in cui i due stanno parlando e sulle reazioni del suo ospite davanti a ciò che gli viene rivelato. A parte questi brevi interludi tra un racconto e l'altro solamente incipit e finale si occupano del "tempo presente".
All'inizio del libro viene introdotta la scena che occuperà lo sfondo di tutto il romanzo. I due personaggi si incontrano, Changez comincia a parlare e invita in una sala da tè l'americano. Comprendiamo da subito che c'è qualcosa che non viene detto e, dunque, desideriamo immediatamente svelare il mistero.
Quest'ultimo, però, verrà compreso realmente solo nel finale, in cui tutto ciò che abbiamo letto in precedenza assumerà un significato più concreto e il messaggio che l'autore desiderava inviarci viene avvertito all'improvviso, sebbene in parte si possa dedurre ciò che succederà grazie all'evoluzione del testo.
L'ambientazione del tempo presente è Lahore, ma durante il racconto il lettore verrà trasportato in luoghi molto differenti tra loro. Prima su tutte New York, città amata ed odiata alla stesso tempo e descritta sia per la sua essenza che per le enormi differenze, estetiche ma anche mentali, rispetto alla città del Pakistan da cui provengono protagonista (ed autore).
New York di notte è indubbiamente uno degli spettacoli più belli del mondo.
In conclusione, in Il fondamentalista riluttante Hamid riesce a portare al lettore temi gravi ed importanti ricchi di spunti di riflessione senza, però, appesantire la sua scrittura che rimane piacevole e persino divertente, nonostante ciò che viene raccontato.
È un bel libro, ben scritto e curato che fa pensare ed intrattiene allo stesso tempo. Questi sono i motivi per cui lo consiglio.
Spero di riuscire a vedere presto anche il film!