Recensione di Gli anni della leggerezza di Elizabeth Jane Howard

Incipit

La giornata cominciò alle sette meno cinque: la sveglia (sua madre gliel'aveva regalata quando era andata a servizio) si mise a suonare e continuò imperterrita finché Phyllis non la ridusse al silenzio. Sul cigolante letto di ferro sopra il suo, Edna gemette e si girò, rannicchiandosi contro la parete; perfino d'estate odiava alzarsi, e d'inverno capitava che Phyllis dovesse strapparle di dosso le lenzuola. Si mise seduta, si sciolse la retina e cominciò a togliersi i bigodini. Quel giorno aveva il pomeriggio libero, si sarebbe lavata i capelli. Scese dal letto, raccolse la trapunta che era finita in terra durante la notte e aprì le tende. La luce del sole ingentilì di colpo la stanza, trasformando il linoleum in caramello e donando una tonalità blu ardesia alle scheggiature del catino lavamani di smalto bianco. Si sbottonò la camicia da notte di flanella leggera e si lavò alla maniera che le aveva insegnato sua madre: il viso, le mani e poi - ma con circospezione - le ascelle, con un panno imbevuto d'acqua fredda. «Muoviti», disse a Edna. Buttò l'acqua sporca nel secchio e cominciò a vestirsi. Si tolse la camicia da notte restando con la sola biancheria e si infilò il vestito di cotone verde scuro che usava la mattina.

Trama in breve

Estate 1937, la famiglia Cazalet si riunisce nella casa in campagna e il lettore ha l’opportunità di vedere il punto di vista di ognuno di loro, scoprendone i segreti e i desideri più grandi.

Informazioni sul libro

Primo romanzo della Saga dei Cazalet, Gli anni della leggerezza di Elizabeth Jane Howard è un romanzo familiare e storico, ambientato nell’estate del 1937.

In questa serie l’autrice inserisce forti elementi autobiografici - la famiglia rappresentata, infatti, è proprio quella della scrittrice e lei stessa è identificabile in un personaggio specifico della storia - e tratta temi rilevanti riguardanti soprattutto la condizione femminile, le dinamiche sociali tra ceti differenti e il rapporto tra retaggio e innovazione. Anche il tema dell’identità è particolarmente approfondito grazie alla grande introspezione psicologica del testo: Howard racconta la storia da ogni punto di vista, mostrandoci come ogni persona sia molto più del ruolo e dei comportamenti con cui appare agli altri.

Scelto per il gruppo di lettura GDL Di Serie, avevo aspettative alte per questo testo ma non credevo mi avrebbe coinvolta come invece ha fatto.

PRO

Il primo aspetto positivo del testo sono, infatti, i personaggi. Ognuno di loro viene raccontato sia nelle sue caratteristiche principali, riscontrabili da tutti i membri dell’unità familiare, sia nei propri desideri più segreti. Siano buoni o cattivi, sono tutti coinvolti in dinamiche prestabilite che li obbligano a recitare un ruolo in base a come gli altri li percepiscono. Nonostante le tematiche femminili siano quelle più toccate (sono nettamente in maggioranza) anche quelle maschili non mancano di stupire e far affezionare il lettore che mai avrebbe potuto immaginare alcuni dei risvolti da loro tenuti particolarmente nascosti.

Il secondo aspetto positivo, utile al fine di rendere così bene il primo, è la struttura. Il testo, infatti, adotta molteplici punti di vista, spostandosi rapidamente da un personaggio all’altro, dando la possibilità al lettore di notare ciò che, in una scena già conosciuta perché letta guardando ad un personaggio specifico, non avrebbe mai potuto notare senza cambiare il focus dell’attenzione. Howard è particolarmente brava a rappresentare l’essere umano e sembra non indugiare mai nel giudizio, aspetto decisamente insolito considerando il suo coinvolgimento diretto in ciò che racconta.

CONTRO

Proprio la mancanza di giudizio potrebbe arrecare a chi ama i libri di messaggio fastidio, confusione o un minore interesse. È veramente molto difficile intervenire e dare un giudizio di valore sui personaggi (tranne che in un caso perché troppo eclatante) che non si mostri del tutto soggettivo e il fatto che il narratore non sia affatto intrusivo e non indugi nel dichiarare al lettore cosa è bene e cosa male può essere malvisto dagli amanti della morale nei libri che preferiscono essere guidati nell’interpretazione del messaggio anziché costruirselo autonomamente. Nel gruppo di lettura abbiamo riscontrato opinioni nettamente contrapposte sui personaggi e il loro “fare bene o male” qualcosa. Ognuno di noi ha dimostrato come nella valutazione dipendeva il nostro modo di leggere la storia (c’è chi preferisce ritrovarsi nel testo, chi invece vuole riscontrare tutt’altro, chi preferisce chi si sacrifica e chi ama l’indipendenza e così via) e veramente pochissimo dalla strada suggerita dalla scrittrice.

Ultimo motivo che può scontentare il lettore è il finale: è semplice, sapendo che si tratta del primo libro di una serie, pensare che in conclusione al volume succeda qualcosa di eclatante, come un ottimo cliffhanger, che porti a gettarsi immediatamente verso il secondo volume per scoprire ciò che succederà. Invece il testo finisce in sordina e in pace senza assolutamente nulla di eclatante. L’unico aspetto a cui aggrapparsi è la conoscenza storica: mentre i personaggi vivono finalmente con tranquillità il loro presente, noi sappiamo che la Seconda Guerra Mondiale è alle porte e che presto cambierà le loro vite.

Impressione personale

Ho letto diversi libri di Elizabeth Jane Howard e penso da sempre che abbia una spiccata capacità nel rendere persone reali i personaggi raccontati. Sebbene le trame dei suoi libri siano sempre ben lontane dalle mie preferenze individuali non c’è stata nemmeno una volta in cui leggere un suo romanzo non fosse per me un piacere. Stilisticamente elegante e dettagliata, questa scrittrice riesce ad essere al contempo di qualità e semplice da approcciare riuscendo così a colpire un pubblico vasto senza dover scendere a compromessi che sviliscano il suo lavoro. Probabilmente grazie alla sua carriera e alla sua storia personale (è stata modella e attrice, si è sposata tre volte e ha vissuto una vita che, anche oggi, sarebbe oggetto di critiche se condotta da una donna) ha un’incredibile capacità di leggere le persone e di accettarle per ciò che sono rendendo le sue storie, anche quelle ambientate nel passato, moderne sia nelle tematiche sia, anzi soprattutto, nel modo di affrontarle. Mai come in questo libro sono riuscita però, oltre a stimarla a livello estetico/qualitativo, anche a capirla e a riuscire a entrare emotivamente nella lettura. È riuscita a farmi provare affetto verso molti dei suoi personaggi e ad avere una genuina voglia di accompagnarli nella loro storia di vita non perché io mi aspetti particolari colpi di scena ma solamente perché ai miei occhi sono già persone reali e, in quanto tali, mi farebbe piacere sapere cos’hanno affrontato e come, nella speranza che la maggioranza di loro sia riuscita a trovare la tanto agognata pace e gioia che tutti noi esseri umani, prima o poi, ricerchiamo.

In conclusione

In conclusione, Elizabeth Jane Howard è una scrittrice molto valida che in questo primo volume della saga dà il meglio di sé. Sebbene si tratti di un romanzo in gran parte autobiografico l’autrice è riuscita a fare un ottimo lavoro nel rappresentare al meglio tutti i personaggi coinvolti, anche quelli che nella sua vita hanno rappresentato i cattivi della situazione. Finito questo volume gran parte del gruppo di lettura scalpitava per leggere il secondo che, infatti, è stato scelto tra altri nove. È sicuramente un testo che può piacere ad un pubblico molto ampio, perché colpisce sia a livello emotivo che a livello estetico/razionale. Per questo motivo lo consiglio un po’ a tutti ma in particolare a chi: