Recensione

– Dovete lavorare sui vostri errori finché sembrano fatti apposta. Capite? –

Cattedrale di Raymond Carver è una raccolta di dodici racconti; ognuno presenta un punto di vista diverso e una trama differente. Le storie non sono collegate ma hanno tutte un filo conduttore: il rapporto tra esseri umani. Ci sono inoltre, alcuni temi che si ripetono più volte, come ad esempio quello dell'alcolismo.

Lo stile di Carver è, senza dubbio, particolare. Se non avete mai letto altro di simile sarà sicuramente uno degli aspetti più eclatanti del libro. Questo scrittore, infatti, è definito come minimalista (anche se lui stesso non apprezza questa definizione) perché ciò che descrive non è niente di più e niente di meno di ciò che serve per comprendere ciò che ci racconta. Questo è uno degli elementi più importanti da analizzare ed è uno di quelli che mi sono stati, in parte, rovinati dalla prefazione di Francesco Piccolo che mi ha, involontariamente, creato un'immagine mentale erronea della scrittura di questo autore.

La prefazione, infatti, mi ha fatto pensare a Carver come ad un purista di un genere che già conosco e che ho già apprezzato in precedenza mentre, in realtà, l'autore inserisce all'interno delle storie ben più di quanto potessi aspettarmi, togliendo, al contempo, elementi che invece secondo me sarebbero serviti maggiormente.

Nella prefazione si dice, ad esempio, che l'autore non ama descrivere gli abiti o l'estetica dei personaggi (cosa che in genere non mi piace trovare in un libro) e, invece, in più di un racconto l'autore indugia proprio su questi aspetti. Sicuramente lo fa in misura minore di quanto ci si potrebbe aspettare in un racconto comune ma, vista la prefazione, mi aspettavo qualcosa di decisamente più drastico. Questo, ovviamente, non è che un piccolo esempio per spiegare che quanto asserito nella prefazione non ha, invece corrisposto con quello che ho pensato io leggendo il volume.

La motivazione credo di averla trovata facendo qualche ricerca (prima di leggere un libro mi piace non saperne niente, ma dopo averlo letto cerco di informarmi il più possibile per avere un'opinione più fondata e non dirvi castronerie) ho scoperto che, in realtà, da Cattedrale in poi lo stile di Carver muta un po' e lo scrittore dona più importanza alla struttura della narrazione ampliando, perciò, le informazioni date al lettore.

Non avendo letto altro, ovviamente, non posso dirvi se ciò è vero, perciò posso giudicare solamente ciò che ho letto, descrivendovelo per ciò che ho esperito io (e andando contro, dunque, pareri ben più lungimiranti del mio).

Ho trovato lo stile di Carver semplice, descrittivo, personale e metaforico.

Semplice perché utilizza parola quotidiane, normali. Le costruzioni sintattiche sono immediate e dirette, i giri di parole sono pochi e sempre giustificati.

Descrittivo perché mostra. A parte quando leggiamo le riflessioni personali dei protagonisti (presenti prevalentemente quando la storia è narrata in prima persona), tutto il resto che ci viene mostrato è pura immagine.

Personale perché sentiamo che ciò che viene raccontato ha un significato per l'autore. Si percepisce che la storia deriva più da un'ispirazione se non da una necessità, piuttosto che da un'idea costruita a tavolino.

Metaforico perché non è mai quello che sembra, o perlomeno lo è di rado. Tutto ciò che accade ha un doppio significato; quello di prima comprensione e quello che, invece, sottende.

Le storie, salvo qualche eccezione, non parlano di eventi particolarmente incisivi: questo aspetto da quanto ho capito è tipico di Carver e io lo apprezzo, anche se in certi casi non mi ha trovata completamente ricettiva. Nella maggior parte delle storie ciò che viene raccontato è il preludio a qualcosa che succederà, sia che il narratore parli al passato sia che lo faccia al presente possiamo solo capire che ciò che troviamo all'interno della storia è la spiegazione di quanto succederà poi e, le conseguenze, non verranno mai esplicitate, a parte in qualche raro caso dove vengono accennate. In altri casi la situazione raccontata è già quella rilevante e, in un unico caso, il focus è precedente a quanto viene scritto. La trama che mi ha colpita maggiormente è quella di Una cosa piccola ma buona che è stato anche il mio racconto preferito della raccolta.

L'ho capito subito che era speciale. Quella sera mi sentivo riconciliato con quasi tutti gli aspetti della mia vita.

Quanto detto sulle storie non così semplici da recepire, provoca un problema con il messaggio. Mentre in alcune trame sono evidenti le assonanze tra il problema specifico raccontato e la situazione in generale, in altre la comprensione è ben più difficile. La spiegazione sottesa alle storie non è stata, per me, sempre evidente e palese. La briglia è il racconto in cui mi ha colpito di più questo elemento.

Sono solo soldi. I soldi non contano niente se non come inevitabile mezzo di scambio. Ci sono cose ben più importanti dei soldi. Ma tu lo sai già.

Nonostante la difficoltà per recepire il messaggio finale, l'atmosfera percepita da me durante la lettura è stata sempre forte.

Se anche non si arriva a capire perfettamente il senso generale di quanto raccontato, si riesce comunque a sentire lo stato d'animo dei personaggi e la necessità di vedere cosa succede poi non manca mai. Personalmente ho letto con una chiave positiva solamente il racconto che dà il nome alla raccolta: Cattedrale.

Quell'estate abbiamo bevuto caffè, bibite gassate e succhi di frutta di ogni sorta. Per tutta l'estate non abbiamo avuto altro da bere. Mi sono scoperta a desiderare che quell'estate non passasse mai.