Recensione

Chi era sua figlia? Chi era stata per tutto questo tempo?

Avendo un periodo gratuito di tre mesi da utilizzare con Kindle Unlimited, la mia scelta si è orientata immediatamente su questo libro: Amy e Isabelle di Elizabeth Strout.

Si tratta del primo libro scritto dall'autrice e, per me, era un primo tentativo: volevo capire se questa scrittrice potesse fare per me o meno e decidere, così, se comprare i suoi libri anche in cartaceo.

Amy e Isabelle è un libro che cattura lentamente: dapprima ci viene introdotta l'ambientazione, poi i personaggi, in particolare le due protagoniste. Capiamo da subito che c'è qualcosa che è già successo e che ha cambiato il mondo delle due, che ricoprono rispettivamente il ruolo di figlia e di madre, ma solo ad un quarto del volume il lettore potrà capire di cosa si tratta esattamente. Passato e presente vengono raccontati nello stesso modo; quando da giugno (che può essere considerato il "presente" del libro) ritorniamo al febbraio precedente, non sono i tempi verbali a farcelo capire bensì il rapporto tra le due donne e, conseguentemente, gli accadimenti. Non sono tanti i salti temporali: si inizia con il presente, si torna indietro nel passato e, una volta giunti al momento descritto inizialmente, si procede in avanti, verso il futuro.

Solamente una volta cominciato a capire cosa è successo si riesce davvero ad entrare nella mentalità di Amy e Isabelle.

Oddio. L'ultima settimana di giugno, ancora non era passato nemmeno un mese: era allora che la sua vita era andata in mille pezzi. Si era disintegrata.

Il punto di vista si divide principalmente tra le due, ma lascia breve spazio anche ad altri personaggi. Sono le protagoniste, però, ad arricchire il romanzo con i loro pensieri che vengono resi efficacemente sia nella loro differenza, riuscendo splendidamente a raccontare il pensiero "da madre" e a rispondere egregiamente con quello "da figlia", sia nella necessaria confusione e incoerenza generate necessariamente da un rapporto conflittuale ma estremamente importante per entrambe.

Elizabeth Strout non ha paura di far pensare, dire e agire i proprio personaggi nel modo sbagliato, anzi, impariamo ad apprezzarli proprio perché sentiamo di conoscerli totalmente e di averne carpito anche la parte più oscura che, nella realtà, difficilmente avremmo potuto scoprire.

Era strano, avere una figlia bella, anche se tu non lo sei.

Questo era stato il suo segreto, per anni: avrebbe voluto una madre diversa. Voleva una madre che fosse bella, che salutasse la gente con calore.

Il ritmo di lettura cresce con la nostra consapevolezza: più andiamo avanti, più capiamo, più sentiamo di conoscerle, più ci immedesimiamo in loro e più non riusciamo a fermarci a leggere.

Amy e Isabelle è un romanzo che presenta e mostra gran parte del mondo femminile: oltre al rapporto-perno di madre/figlia troviamo tantissimi altri personaggi del genere che rappresentano tantissime tipologie e rapporti differenti. Ci sono anche degli uomini, ma assumono una minore importanza in un mondo in cui, nolenti o volenti, le donne devono riuscire a cavarsela da sole.

Questo si evince a discapito degli stessi pensieri della protagonista, che faranno tremare più di una femminista, e che rappresentano la parte più debole di Isabelle: il bisogno di avere un uomo, un marito, qualcuno che si occupi di lei e della figlia.

Era bellissimo avere un uomo in casa.

La trama, dunque, parla della vita in generale e tocca temi che spaziano tra i più superficiali a quelli più gravi, compresa la pedofilia. Non è ciò che succede a rendere interessante la lettura ma il modo in cui ci viene raccontato e, conseguentemente, spiegato. Gli accadimenti si collegano tra loro e mantengono coerenza nonostante possano andare da un estremo all'altro.

L'ambientazione geografica è Shirley Falls, una cittadina americana come tante altre, divisa in due da un fiume: da una parte gli abbienti e dall'altra i loro dipendenti. Il concetto di piccola città dove tutti si conoscono e si giudicano è portato avanti molto bene e ci aiuta a vedere il romanzo come qualcosa di più grande ed ampio rispetto alla storia delle due protagoniste.

Temporalmente ci troviamo subito dopo lo sbarco sulla Luna, sebbene questo non sia mai esplicitato in termini di date lo si può comprendere da alcune affermazioni iniziali sui pensieri della popolazione.

Il fiume divideva la città in due. Nella parte orientale Main Street era ampia e graziosa, e superava, curvando, l'ufficio postale e il municipio, fino a toccare un punto dove il fiume era largo solo quattrocento metri. Lì, la strada diventava un ponte con un largo marciapiede su entrambi i lati.

Si tratta di un romanzo che scava egregiamente nella psicologia dei propri personaggi, riuscendo a creare un ottimo connubio tra detto e non detto. Non veniamo colpiti solamente da alcune frasi ma anche dall'importanza, non sempre rimarcata dall'autrice, di alcuni gesti.

Come dicevo, ad un certo punto del libro si comincia a vedere il quadro completo della storia e, ognuna di queste donne comincia a diventare reale. È difficile non mettersi nei panni di ognuna di loro, persino di quelle che ci vengono descritte solo dall'esterno e che solamente la nostra intelligenza emotiva potrà farci vedere in modo diverso.