Recensione

Zola, noto ai più per l'editoriale "J'accuse" è stato molto attivo dal punto di vista sociale e il ciclo di libri dei Rougon-Macquart lo fa capire chiaramente; scopo di questi libri è quello di raccontare la storia attraverso ciò che succede alle famiglie protagoniste dei suoi libri. Non c'è un unico punto di vista in questo ciclo; sia i poveri che gli aristocratici vengono raccontati al fine di rendere il lettore totalmente informato sotto ogni punto di vista.

Al paradiso delle signore è l'undicesimo libro di questo ciclo e tratta dell'avvento dei primi grandi magazzini a Parigi; e di ciò che ha causato economicamente e psicologicamente alla popolazione che prima acquistava dai piccoli artigiani.

Dell'autore ho letto anche il più famoso Germinale, libro che ho trovato di gran lunga superiore a questo sotto moltissimi aspetti.

Prima di tutto partiamo dall'utilità del libro; elemento fondamentale di tutto ciò che viene scritto dall'autore, è presente anche in questo romanzo. La storia è inventata ma la mentalità del tempo è descritta per quello che effettivamente era e anche l'avanzamento, o per meglio dire cambiamento, economico. Lo scopo sociale dell'autore nello scrivere questo libro è evidentissimo e anche ben centrato, perciò, sotto questo aspetto non c'è nulla da eccepire. Purtroppo, però, un romanzo non è fatto solo di questo e, perciò, è inevitabile considerare anche gli elementi che caratterizzano il piacere della lettura.

Iniziamo con la trama; l'idea iniziale è buona e si lega anche a doppio filo con ciò che Zola voleva trasmetterci e con ciò che aveva trasmesso con i romanzo precedenti. Lo svolgimento, però, lascia veramente a desiderare. Capisco che la motivazione per cui è stato scritto questo romanzo non è certamente quella di sbalordire il lettore ma l'autore si limita a scrivere e a raccontare ciò che, sin dalle prime pagine, si poteva desumere succedesse. Per tutto il tempo ho sperato che ciò che era romanzato potesse in qualche modo colpirmi, interessarmi o quantomeno non annoiarmi ma, purtroppo, ho sperato invano. Ciò che accade è banale, ovvio e veramente troppo poco per fare di questo libro un buon romanzo.

I personaggi sono ben caratterizzati; è tipico del '800, epoca del Romanticismo, trovare, soprattutto nella letteratura francese, personaggi che ragionano più con sentimenti ed emozioni che con la razionalità. Si tratta di una caratteristica immancabile che personalmente non apprezzo molto e anche qui è presente. La mancanza, quasi, totale di razionalità mi mette sempre a disagio e, infatti, difficilmente apprezzo i libri della letteratura francese di questo periodo. Mi rendo conto, però, che si tratta di un gusto personale, tra l'altro condiviso dalla minoranza, perciò mi limiterò a giudicare i personaggi sotto l'ottica in cui l'autore li ha voluti scrivere. Ognuno ha la sua personalità; sono tutti ben riconoscibili e ben caratterizzati. Non sono minimamente coerenti ma è un aspetto voluto; è la razionalità ad esserlo, i sentimenti e le emozioni sono invece imprevedibili e volubili. Inevitabile amarne qualcuno e odiarne altri, l'empatia non sono riuscita a provarla ma ad alcuni di loro mi sono comunque affezionata, anche perché mi ricordavano persone a me care.

Si può dire lo stesso sulla protagonista; non l'ho sopportata e tutto ciò che faceva non coincideva con ciò che diceva (fornirò esempi nella recensione con spoiler per non dire niente a chi non l'ha ancora letto) e mi è stato totalmente impossibile parteggiare per lei. Dal punto di vista oggettivo, però, lei è la perfetta eroina ottocentesca e, a chi apprezza il genere, potrà piacere molto. Tutto ciò che non ho amato di lei è comunque sinonimo di capacità dell'autore della resa del personaggio, perciò, anche se con antipatia, devo considerarla un elemento ben riuscito.

Quando si toccano i classici è sempre faticoso muovere critiche sullo stile; ma mi farò coraggio e ci proverò. Lungi da me dire che Zola scrivesse male; non sarebbe assolutamente vero, però, io non amo particolarmente il suo modo di scrivere. Avendo studiato al liceo linguistico mi è capitato di leggere numerosi stralci di suoi scritti anche il lingua originale e no, non l'ho amato. Paragonandolo agli altri scrittori francesi del suo tempo lo trovo inferiore in questo elemento e, perciò, mi permetto di dire che, per quanto non scriva male, c'è molto di meglio.

L'ambientazioneè sorprendentemente fantastica; non mi aspettavo di poter vedere così chiaramente il negozio, con tutti i suoi colori, la gente, i palloncini, i cassieri e tutto ciò che l'autore racconta. In quasi tutto il romanzo vengono descritti tessuti, vestiti, tappeti, lacci, ventagli e, per quanto io sia restia ad interessarmi a queste cose, li ho visti tutti perfettamente grazie alle descrizioni di Zola. Perciò, per quanto la ripetitività fosse stancante ho trovato questo aspetto una delle caratteristiche migliori del libro.

L'atmosfera è, invece, resa molto meno. Ciò che non riesco a capire di Zola è come riesca a non farmi minimamente provare empatia per i suoi personaggi. Anche se capita qualcosa ad un personaggio che mi piace, che addirittura mi ricorda una persona cara, non provo assolutamente nulla. Questo è successo anche in Germinale; è come se fra me e loro ci fosse un muro invisibile che non mi permette di provare alcuna emozione nei loro confronti ed è un aspetto veramente particolare perché, normalmente, mi succede il contrario anche con troppa facilità.

Elemento persistente durante la lettura era la ripetitività; era presente in talmente tanti aspetti che non sapevo dove scrivervelo e, alla fine ho deciso di abbinarlo alla disamina della strutturaperché, effettivamente, le ripetizioni sono presenti in tutti il libro come se fosse una delle sue basi. Sia nell'ambientazione che nei pensieri dei personaggi che in ciò che viene raccontato; lo schema si ripete ancora, ancora ed ancora. Probabilmente questo effetto è voluto ma, in un libro già di per sé piuttosto corto, questo rende la lettura decisamente meno piacevole, in più quando finalmente succede qualcosa di nuovo è talmente prevedibile che ti verrebbe da abbandonare il libro permanentemente. Anche dal punto di vista della comprensione del romanzo penso che la struttura abbia qualche mancanza; inizialmente quando non si conoscono ancora bene i personaggi l'autore passa troppo facilmente da uno all'altro rischiando di far perdere al lettore il cambiamento di punto di vista. Aspetto che, andando avanti con la lettura, scema perché si cominciano a conoscere tutti i personaggi e perciò è immediata la comprensione del cambiamento. Come sempre amo che non vi sia un unico personaggio ma in questo caso non viene data la stessa importanza a tutti e i punti di vista differenti mi hanno fatto più pensare ad un modo per allungare il libro (e ribadisco è molto corto) piuttosto che ad una necessità di raccontare qualcosa da un personaggio differente.

Da questo libro sono stati tratti alcuni film e, recentemente, anche una serie TV italiana che non ho ancora visionato, vi inserisco il link di amazon in caso foste interessati. In caso qualcuno si sentisse di consigliarla o meno, scrivetelo pure nei commenti!

Tutto sommato non mi sento di consigliare a chiunque la lettura di questo libro. Penso che possa interessare maggiormente a chi è interessato alla disamina sociale che l'autore fa e a chi può piacere particolarmente l'ambientazione davvero ben descritta e ovviamente lo consiglio a chi ha intenzione di leggere il ciclo dei Rougon-Macquart nella sua interezza. Come libro di semplice intrattenimento però non è il più indicato.