Recensione

Quali che siano le intenzioni di ognuno di noi, veniamo trascinati insieme lungo lo scorrere del tempo alla stessa velocità.

After dark di Haruki Murakami, edito da Einaudi é, senza dubbio, il romanzo più postmoderno dell'autore e per questo colpisce il lettore: nonostante i temi siano i medesimi che tornano di frequente negli scritti dell'autore, il modo di esporli, sia dal punto di vista narrativo che strutturale, diverge.

Che la struttura sia peculiare lo si può comprendere anche solamente sfogliando il volume: ad inizio capitolo, e talvolta anche tra un paragrafo e un altro di un medesimo capitolo, sono collocati degli orologi stilizzati che segnano l'orario in cui si svolge la vicenda ivi raccontata (che va da mezzanotte alle sette di mattina, da cui potete già rilevare il perché del titolo).

In questo modo l'attenzione del lettore viene focalizzata su un aspetto che solitamente è presente ma non particolarmente rilevante (perlomeno non nel dettaglio) nelle altre storie dell'autore e questo provoca una differente atmosfera; se solitamente leggere un Murakami è come entrare all'interno di una bolla in cui tempo e spazio sembrano non avere la stessa importanza rispetto alla vita reale, in After dark si avvertirà una maggiore pressione e l'elemento temporale diverrà addirittura più rilevante del normale, rappresentando quasi una chiave necessaria per cercare di comprendere ciò che accade.

Inizialmente i punti di vista raccontati che si alternano sono due, ma più si avanza con la lettura più questi aumentano e maggiormente la struttura diventa maggiormente complessa, iniziando ad avere dei cambi di punti di vista anche all'interno del medesimo capitolo.

Complice della situazione è anche lo stile: il narratore si rivolge direttamente a noi e ci fa immediatamente avvertire la nostra reciproca posizione di estraneità alla vicenda. Noi osserviamo ciò che accade dall'alto e da lontano; come ci servissimo di una telecamera invisibile che non può essere notata e che ci lascia la possibilità di spiare.

Dal nostro punto di vista di telecamera immaginaria, ci soffermiamo su ogni oggetto che si trova nella stanza e lo filmiamo a lungo, diligentemente. Siamo degli invasori anonimi e invisibili. Osserviamo. Tendiamo le orecchie. Fiutiamo gli odori. Ma non siamo concretamente presenti in quel posto, e non lasciamo tracce. Per così dire, obbediamo alle stesse regole di correttezza di un viaggiatore nel tempo. Guardiamo, ma non interveniamo.

Questo senso di estraneità, che ci mette nella condizione di sentirci degli invasori, si sposa alla perfezione con il messaggio postmoderno (che mostra qui sia il positivo – il fatto che possiamo vedere e sentire anche il più impercettibile movimento – sia il negativo – il fatto che non ci compete e che chi viene osservato sia totalmente inconsapevole della nostra presenza dell'avanzamento della modernizzazione) che l'autore desidera inviare, veicolato dagli strumenti tipicamente associati al genere. Saranno numerosissime le battute "tecnologiche" che vengono fatte dai personaggi, e particolarmente rilevante per questa suggestione sarà il ruolo di un televisore.

Per tentativi ed errori lo schermo sta cercando di raggiungere la stabilità, questo è sicuro. Sta tentando di far succedere qualcosa in questa stanza. Qualcosa che ha probabilmente un significato importante.

La trama parla principalmente di Mari, una giovane ragazza che si trova nelle prime ore della notte a leggere un libro in un bar ancora aperto di Tokyo. La giovane donna è in giro per la città anziché essere a casa a dormire e scopriremo il perché solamente procedendo con la narrazione. Durante la nottata, che si trasformerà poi in mattina, Mari verrà a contatto con una realtà molto lontana dalla sua che coinvolgerà anche il mondo criminale. Tutto questo, insieme ai diversi racconti e dialoghi che raccoglierà durante la notte,  le servirà a riflettere sulla sua attuale situazione.

Murakami è molto bravo a farci percepire come queste ora notturne, pur riflettendo le stesse strade e gli stessi luoghi che si possono frequentare di giorno, creino una minore distinzione tra giusto e sbagliato: la barriera che si presume esserci tra crimine e normalità si dissolve con l'avanzare della notte per poi ricominciare a sbiadire con il ritorno del giorno.

Il quartiere a quest'ora funziona secondo principî propri. Siamo alla fine dell'autunno. Non c'è vento, però l'aria è fredda. Fra poco sarà un giorno nuovo.

Come è solito nell'autore sono tantissimi le citazioni di libri, film e musica. Ricorrono moltissime delle tematiche a lui più care, che non vi esplicito non volendo anticipare troppo.

Ciò che fa veramente senso in quella maschera, è il fatto che, nonostante aderisca perfettamente al viso, non lasci minimamente immaginare cosa pensi, senta e intenda fare (o non fare) la persona che si trova dietro. Non il minimo indizio che ci consenta di giudicare se la natura di quell'uomo sia buona o cattiva, se i suoi pensieri siano giusti o ingiusti, se la schermatura serva a nasconderlo o invece a proteggerlo.

Il finale è forse uno dei più conclusivi della bibliografia dello scrittore, per quanto sia comunque da interpretare (così come succede pressoché in ogni sua opera) e lasci non pochi dubbi irrisolti, specialmente su come interpretare alcune scene del testo.

In conclusione, After dark è un libro in cui Haruki Murakami riesce ad incanalare i suoi temi tipici in una struttura ed atmosfera differente: quella del postmodernismo. Questo cambiamento, soprattutto a livello di ciò che si percepisce leggendolo (non coinvolgimento ma un potenziale senso di disagio e un sicuro estraniamento) può provocare nel lettore sensazioni contrastanti: io l'ho amato particolarmente perché sono rimasta stupefatta dalla capacità dell'autore di riuscire a giocare con lo stile e con i suoi "cavalli di battaglia" riuscendo a creare qualcosa di così simile e, al contempo, così diverso da ciò che ha scritto fino ad ora.

Trovo anche che sia un romanzo postmoderno con una simbologia piuttosto semplice ed evidente e che, per questo, possa aiutare a comprendere il genere a chi non lo conosce o lo trova complicato da interpretare.

Per tutto questo e, specialmente, per la sua qualità, mi sento di consigliarlo a tutti, anche se si tratta di un esperimento (ottimamente riuscito) ma come tale potrà non convincere, specialmente coloro che ricercano in Murakami specialmente il realismo magico.