TRAMA IN BREVE

Ormai anziana, Rosamond muore lasciando dietro di sé delle cassette. In esse il retaggio che desidera non vada perso per le future generazioni.
La pioggia prima che cada è una storia di donne fallaci e spesso crudeli ed egoiste, fin troppo realistiche per rimanere indifferenti.

INCIPIT

Quando suonò il telefono, Gill era fuori a rastrellare le foglie in mucchi ramati, mentre suo marito le spalava in un falò. Era una domenica pomeriggio di fine autunno. Gill corse in cucina non appena udì gli squilli, e immediatamente si sentì avviluppare dal calore dell'interno, non essendosi resa conto, fino a quel momento, di come l'aria s'era fatta gelida. Con ogni probabilità, quella notte ci sarebbe stata una gelata.

RECENSIONE

La sensazione era insostenibile, davvero insostenibile. Non so cosa mi impedì di lasciarlo la sera stessa. Ma è sorprendente per quanto si può negare l'evidenza, di fronte a certe cose.

La pioggia prima che cada di Jonathan Coe è uno dei romanzi maggiormente conosciuti, ed amati, dell'autore.

Per quanto io l'abbia preso molto sul personale e, per questo motivo, gli associ una sensazione negativa, capire il perché sia uno dei preferitissimi dai lettori non è complicato: suscita emozioni forti nel lettore senza, però, dimostrare di volerlo fare ad ogni costo. È in particolare la seconda metà del testo che vi potrà far arrabbiare, intristire, immalinconire e, al contempo, far innamorare. Personalmente ho provato una rabbia crescente mista a un senso di ingiustizia profondo e ineluttabile che mi ha rovinato la giornata anche parecchio tempo dopo aver terminato il romanzo. Se avete letto altre mie recensioni saprete che mi capita di rado di percepire fortemente l'atmosfera e, anzi, trovo spesso deludenti i libri che basano gran parte del proprio valore su questo aspetto. In questo caso, invece, è successo il contrario: il libro qualitativamente è buono, ma per quello che ho provato io leggendolo non posso dirmi contenta di aver portato a termine questa lettura. Dare così tanta importanza alla soggettività rispetto all'oggettività non è da me: se succede è perché questo volume raccoglie dentro di sé una grande potenza e sta a voi decidere se è ciò che cercate o meno.

Ultimo aspetto collegato alla soggettività di cui voglio parlare, per poi passare finalmente alla parte oggettiva e più semplice da raccontarvi, è il messaggio. La pioggia prima che cada è un titolo emblematico di ciò che si vuole esprimere. Si tratta, infatti, di un concetto che non esiste, di un'idea e di una supposizione che, se si avvererà diventerà qualcosa di estraneo a sé stesso (banalmente se poi piove è solo pioggia) e se non accade diventa una bugia. Questo concetto viene associato alla vita in un modo che non desidero spiegarvi nel dettaglio perché potrebbe portare i lettori più analitici a immaginare il finale, ma ho deciso di descriverlo in generale per farvi comprendere il perché il messaggio di questo romanzo è segnato come "contro" in fondo a questa pagina. Ognuno di noi ha un'idea di ciò che ricerca in un libro, la mia personalissima necessità è quella di leggere qualcosa che, può essere anche negativo, ma deve servirmi a qualcosa di positivo. Leggere un volume che mi fa soffrire senza che, chiudendolo, mi abbia al contempo insegnato qualcosa al riguardo è, per me, profondamente sbagliato. Questo implica che se il messaggio di un romanzo non fa altro che ribadirmi la mia paura più grande, senza darmi possibilità di tramutarla in qualcosa di positivo ma, anzi, facendomi stare male in un momento in cui, da sola, non sarei stata così, dal momento in cui chiuderò il libro (terminato, in questo caso perché era breve e per un gruppo di lettura) mi pentirò di averlo letto. Lo stesso identico "problema" mi è successo con Stoner.
Nomino questo libro, ancora più famoso qui in Italia, per dimostrare che quello che a me può far pentire di averlo scelto tra tanti, invece, essere per altre persone il motivo della bellezza sconfinata dello stesso. Dunque, il messaggio rimane quello, ma magari per voi potrà rappresentare il vero e proprio punto di forza del testo.

"Sai, Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada. Deve cadere, altrimenti non è pioggia". (...) "Certo che non esiste una cosa così," disse. "È proprio questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale."

Passando agli aspetti oggettivi, La pioggia prima che cada si contraddistingue, senza dubbio, grazie a struttura e ambientazione, qui strettamente legate. 

Per non anticipare troppo vi posso dire semplicemente che gran parte dell'opera è un monologo che ripercorre anni di vita di uno dei personaggi, Rosamond. Gli anni sono scanditi capitolo per capitolo così come le diverse ambientazioni geografiche (che sono quasi sempre legate all'Inghilterra, tranne che in pochissimi casi). Non troverete riferimenti storici numerosi come in altri libri dell'autore (che, effettivamente, lui considera romanzi storici) ma questi comunque non mancano e tratteggiano molto bene il contesto generale in cui si svolgono le vicende.

Comunque, si sa che l'inverno del 1944-45 fu orribile. L'oscuramento a quel punto era finito, mi par di ricordare, ed era stato sostituito con l'attenuamento delle luci. Ma, oltre al clima pessimo - rammento giorni e giorni di nebbia fitta e sporca, soprattutto al crepuscolo, che la luce offuscata dei lampioni faticava a penetrare -, anche le notizie dall'estero erano disperanti.

Per esigenze di trama che ho deciso di non spiegarvi (la mia tutela antispoiler, purtroppo impedisce di essere cristallini su certi passaggi), le descrizioni avranno grandissima importanza nel testo. Grazie a questo aspetto Coe potrà lasciare ampio spazio alla propria penna: le sue descrizioni si fanno notare in ogni libro perché riescono a mostrare al lettore esattamente la scena rappresentata e, al contempo, riesce a renderla interessante e poetica, ma qui hanno un'importanza cruciale e sono decisamente più lunghe rispetto al normale. Lo stile, dunque, si modifica per questo motivo, ma non solo.

La verve/ironia dell'autore qui viene meno, non per un difetto del testo ma per scelta dello stesso Coe. La narratrice principale, infatti, è una donna anziana che non necessariamente deve starci simpatica. Per una volta lo scrittore dimostra che la sua versatilità stilistica può anche tramutarsi in una narrazione completamente diversa e questo può spiazzare i lettori che già lo conoscono e tendono a riconoscerlo in un contesto maggiormente brioso. 

Il ritmo di lettura, a causa degli ultimi due elementi spiegati (grandi descrizioni, mancanza di ironia) portano ad una lettura decisamente più lenta rispetto a quella che questo scrittore ci offre solitamente.

Dicono che una frazione di secondo e un'eternità diventano interscambiabili quando provi emozioni diverse.

I personaggi sono profondamente realistici, anche se per la maggior parte rappresenteranno esattamente gli esseri umani che preferiremmo non dover avere in famiglia o, comunque, sotto la nostra area di responsabilità. Sono fallaci e commettono errori che potreste anche non riuscire a perdonare, non sono intriganti o piacevoli. Anche questo è voluto e, dunque, non può essere considerato un errore, così come non lo è che la narratrice esprima concetti che, sentiti dall'esterno, valuteremo in modo profondamente diverso da come, invece, li ha voluti analizzare lei. 

Tuttavia, mi sembra importante - di un'importanza cruciale - non sottovalutare mai quel che si prova nel sapersi indesiderati dalla propria madre. Dalla propria madre, dico - la stessa persona che ti ha messo al mondo! Rendersene conto corrode il senso del proprio valore, e distrugge le fondamenta stesse del proprio essere. È molto difficile uscire incolumi da un'esperienza simile.

Anche in questo testo la musica avrà grande importanza e farà da sfondo all'intera vicenda. 

Musica leggera, per lo più, del tipo che la BBC aveva cominciato a commissionare ai compositori al preciso scopo di tirar su il morale degli ascoltatori: pezzi allegri, di musica veloce, piena di ritmo, che si prefiggevano di stamparti un sorriso in faccia e potevano essere incisi sulla faccia di un 78 giri.

In conclusione, La pioggia prima che cada è un romanzo ottimamente riuscito per quanto riguarda le aspettative dell'autore (perlomeno da quanto si riesce a recepire dal testo) ma che corrisponde, nelle sue parti emozionali, esattamente a ciò che io ho bisogno di non trovare in un testo. Ognuno di noi cerca qualcosa di differente e, quindi, non posso consigliarvelo in base a questo parametro.

Soffermandomi sulla sua oggettività, ritengo che sia un buon libro, ma non paragonabile ai migliori dell'autore (La banda dei brocchi, La famiglia Winshaw).

Per questi motivi ho scelto una via di mezzo: consiglio il testo solamente a chi ama Jonathan Coe e vuole leggere tutto ciò che ha scritto e a chi non si spaventa davanti alla vita e alle sue ingiustizie. Se l'esistenza della cattiveria e dell'egoismo umano è per voi qualcosa di assodato e rappresenta un punto sensibile che preferite non ritrovare anche nella finzione narrativa, invece, non ve lo consiglio affatto.

CITAZIONI

Stephen si girò sentendola arrivare. Nei suoi occhi lesse cattive notizie e il pensiero andò subito alle figlie: ai paventati pericoli del centro di Londra, alle bombe, ai tragitti in metro e in autobus che da comune routine si arano trasformati in scommesse con la vita e con la morte. 

Gill aggrottò la fronte. "Chissà cosa stava registrando."
La dottoressa scrollò il capo. "Non lo so, ma c'era una pila di cassette lì accanto. E anche degli album di fotografie. Bè' avrai modo di vedere tu stessa."

Il più grande sconvolgimento si verificò proprio agli inizi della guerra, quando centinaia di migliaia di bambini - anche più di un milione - furono strappati ai genitori e portati via in treno, nello spazio di alcuni giorni.

Credo che invece che questa fosse la sua vera natura. Fondamentalmente sono convinta che lei non si piacesse e che essere lasciata sola in compagnia di se stessa, fosse la cosa che temeva di più.

C'è una ragione per questo. (C'è sempre una ragione per tutto, se mai non lo avessi scoperto, nella tua breve vita. È quanto dimostrerà la storia che sto cercando di raccontarti - se la racconterò nel modo giusto.) 

Annuii, sempre senza dire una parola. Quello che provavo - la cosa che privò della mia voce - era o terrore o amore. O entrambe le cose. Probabilmente entrambe le cose, penso.

Era la prima volta che sentivo una madre parlare alla propria figlia con una voce così gelida e carica d'odio. Purtroppo, non sarebbe stata l'ultima.

Luoghi come questi sono importanti per me - per tutti noi - perché esistono al di fuori della sfera temporale.

Ciò che avvenne quell'estate lo si poteva prevedere fin dall'inizio. Aveva una sua grande ineluttabilità.

E questo è quanto. Tutto si era svolto in meno di dieci secondi. Ma quando mi allontanai e m'incamminai lungo la strada affollata, avevo già l'impressione che la mia vita avesse preso una svolta per imboccare una direzione assolutamente nuova.

Non c'è niente che si possa dire, immagino, di una felicità perfetta, impeccabile e senza ombre; niente, salvo la certezza che dovrà finire.

Quello in cui avevo sperato era un'invenzione, un sogno, una cosa impossibile: come la pioggia prima che cada.

QUARTA DI COPERTINA

La Zia Rosamond non è più. È morta nella sua casa nello Shropshire, dove viveva sola, dopo l'abbandono di Rebecca e la morte di Ruth, la pittrice che è stata la sua ultima compagna. A trovare il cadavere è stato il suo medico. Aveva settantatré anni ed era malata di cuore, ma non aveva mai voluto farsi fare un bypass. Quando è morta, stava ascoltando un disco - canti dell'Auvergne - e aveva un microfono in mano. Sul tavolo c'era un album di fotografie. Evidentemente, la povera Rosamond stava guardando delle foto e registrando delle cassette. Non solo. Stava anche bevendo del buon whisky, ma... Accidenti, e quel flacone vuoto di Diazepam? Non sarà stato per caso un suicidio? La sorpresa viene dal testamento. Zia Rosamond ha diviso il suo patrimonio in tre parti: un terzo a Gill, la sua nipote preferita; un terzo a David, il fratello di Gill; e un terzo a Imogen. Gill e David fanno un po' fatica a capire chi sia questa Imogen, perché prima sembra loro di non conoscerla, poi ricordano di averla vista solo una volta nel 1983, alla festa per il cinquantesimo compleanno di Rosamond. Imogen era quella deliziosa bimba bionda venuta con gli altri a festeggiare la padrona di casa. Sembrava che avesse qualcosa di strano. Sì, era cieca. Occorre dunque ritrovare Imogen per informarla della fortuna che le è toccata. Ma per quanti sforzi si facciano, Imogen non si trova. E allora non resta - come indicato dalla stessa Rosamond in un biglietto - che ascoltare le cassette incise dalla donna...

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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