Lettera al mio giudice

Di Georges Simenon

Adelphi

206 pagine

8,5/10

Consigliato: Sì

Audiolibro

Francese

TRAMA IN BREVE

Un uomo condannato per un crimine che non conosciamo scrive una lettera al suo giudice. Il suo scopo non è quello di far commutare la propria sentenza, ma quello di riuscire a trovare comprensione, anche se solo da un'unica persona. Una persona che, forse, nel futuro potrebbe trovarsi nella stessa situazione.

INCIPIT

Dottor Ernest Coméliau,
Giudice istruttore,
23 bis, rue de Seine Parigi (VIe)


Signor giudice,
vorrei tanto che un uomo, uno solo, mi capisse. E desidererei che quell'uomo fosse lei.
Durante le settimane dell'istruttoria abbiamo passato lunghe ore insieme: ma allora era troppo presto. Lei era un giudice, il mio giudice, e io avrei fatto la figura di chi cerca di scolparsi. Adesso sa che non si tratta di questo, vero?

RECENSIONE

È da molto tempo che voglio leggere qualcosa di Simenon, ma non mi sono mai convinta ad acquistare un suo libro, forse spaventata dalla sua grande fama.
Questo è il motivo per cui, quando ho cercato un nuovo audiolibro da iniziare, ho scelto immediatamente Lettera al mio giudice, letto dal mio doppiatore preferito: Massimo Popolizio.

Trovo che leggere un libro ed ascoltare un audiolibro siano due esperienze profondamente differenti e, per questo, voglio che teniate conto che la mia recensione è sull'audiolibro e non sul cartaceo o l'ebook che, magari, mi avrebbero dato un'impressione completamente diversa.

Partiamo da ciò che ricerco principalmente in un audiolibro: una bella voce, sicura, sfaccettata e pronta a dare una propria interpretazione al testo. Da Popolizio avevo già sentito leggere Pastorale americana di Philip Roth e, devo dire la verità, mi è venuto naturale paragonare le due letture e considerarle molto simili, per quanto immagini che Simenon abbia uno stile ben diverso dall'autore statunitense e che ciò sia dovuto esclusivamente dal timbro e dalla cifra stilistica dell'attore italiano.

Il libro è scritto sotto forma di epistola, solo l'ultimo frammento si discosta da questa scelta. 
Le strutture di questo tipo hanno sempre grande fascino su di me e, inoltre, trovo l'espediente della lettera particolarmente adatto all'audiolibro. Avere un'unica voce in questo caso sembra ancora più normale, dato che non ci sono veri e propri dialoghi, se non riportati indirettamente.

La trama del libro è, sicuramente, l'elemento che lo può rendere gradito o sgradito al lettore. Al di là della struttura della narrazione, infatti, il tema è molto sensibile e può colpire in maniera negativa più di una persona. Io, in realtà, l'ho apprezzato prevalentemente per questo (oltre che per il doppiatore), entriamo nella testa di uomo malato e la capacità di Simenon di mostrarci il suo punto di vista è eccezionale, veramente difficile da rendere così bene e far provare le stesse emozioni al lettore.

Non avevo premeditato nulla, signor giudice, glielo posso giurare. A un certo punto mi è sembrato persino di prendere sonno e di essere quasi assopito.

Il ritmo della lettera è molto lento, prende velocità solo verso la fine. L'autore induce il lettore a conoscere quest'uomo un piccolo passo alla volta: noi sappiamo che è in carcere e che è colpevole di qualcosa di grave (che ben presto viene esplicitato come omicidio) ma non conosciamo né la possibile vittima, né il motivo e il modo che l'hanno portato a quel gesto. La trama del libro è manifesta sin dall'incipit: il protagonista manda una lettera a colui che ha svolto il ruolo di giudice al suo processo, ormai terminato, e non gli chiede niente di più che di leggere la sua verità, nella speranza di essere capito.

Ci guardavamo l'un l'altro. È questo, è tutto questo che le dovrò spiegare, ma mi rendo conto che è un'impresa quasi impossibile.
Sarebbe tanto più facile se avesse ucciso anche lei...

Il protagonista all'inizio, dobbiamo ammetterlo, ci fa simpatia. È intelligente, si esprime molto bene, si apre al giudice (e quindi indirettamente anche a noi) dando mostra di volerci dire solo la verità, senza vezzi e recriminazioni, ricercando un contatto umano che noi, inconsapevoli di ciò che è successo e per questo privi di pregiudizi, non fatichiamo affatto a dargli.

La prende lunga, il nostro carcerato, e racconta dapprima piccoli dettagli del processo per poterli far vedere sotto un'altra luce al giudice, come ad esempio il momento in cui è stata chiamata a testimoniare la madre, per poi partire dalla sua prima giovinezza e ripercorrere tutta la propria vita fino al momento del delitto. In questo modo il protagonista avrà modo di parlarci di moltissimi altri personaggi; la sua capacità analitica stupisce e anche la sua capacità di ragionare a mente fredda, come se avesse trovato il modo di comprendere il punto di vista di tutti e fosse, ormai, in pace con sé stesso e con gli altri.
Lo svolgimento, perciò, potrà essere considerato prolisso, eppure è proprio questo che affascina di più, Simenon ci cattura, come un gatto fa con il topo, e ci trascina dove vuole, facendoci provare ciò che preferisce e nel momento nei tempi che lui stesso ha scelto. Forse è più semplice non risentire troppo dell'attesa ascoltandolo, piuttosto che leggendolo.
Quando finalmente si capirà cosa è successo si uscirà dalla bolla che l'autore aveva costruito per noi: come'è possibile che l'uomo che abbiamo imparato a conoscere e anche un po' ad apprezzare, per quanto abbia commesso azioni da biasimare fortemente, sia lo stesso che ci sta parlando ora? Come abbiamo fatto a non accorgercene prima?

Doppiezza, ipocrisia?
No, signor giudice, no e poi no. Questo lo lasci dire a che non sa, lei che forse saprà presto, lei che, se non sbaglio, saprà un giorno.
Era soltanto la forza irresistibile della vita, di quella vita che mi veniva finalmente concessa dopo che ero stato per tanto tempo un uomo senza ombra.

L'orchestrazione della storia provoca un impatto fortissimo che porterà il lettore alla conclusione in una rapsodia di emozioni diverse. 
L'atmosfera è crescente, se all'inizio ci si può sentire semplicemente intrigati dalla storia, alla fine si proverà necessariamente qualcosa, probabilmente un sentimento più negativo che positivo, ma indimenticabile.

Il finale è quello giusto, non avrei potuto immaginarne uno diverso e altrettanto calzante.

L'ambientazione è curata più nei dettagli dei luoghi interni che nella sua generalità. È possibile comprendere lo scorrere del tempo e le tempistiche più importanti, si sa dove si svolgono le vicende ma visualizziamo più facilmente le stanze e i locali piuttosto che lo scenario completo.
Non è particolarmente importante sapere dove si svolgono le vicende, anzi, è proprio la possibilità che possa succedere (e succeda) in tutto il mondo a colpire.

In conclusione, Lettera al mio giudice di Georges Simenon è un romanzo forte, che colpirà tutti voi.
Potrebbe apparirvi tremendo, orribile, malato o geniale, intelligente e brillante. Personalmente faccio parte di entrambi gli schieramenti, ma non ho nessun dubbio sull'enorme abilità di Simenon: il pugno allo stomaco che ci voleva tirare arriva forte e chiaro e trovo difficile che un lettore che porterà a termine questo libro (superando la parte più lenta della narrazione) potrà considerarlo indifferente. Nel bene o nel male questo romanzo lascia qualcosa.

Io questo audiolibro ve lo consiglio, sebbene abbia le potenzialità per far male ed essere indigesto a molti, ma merita di essere tra i consigliati sia per l'abilità del narratore, che mi ha assolutamente convinta a leggere altro di suo, sia per quella del doppiatore, che vi consiglio anche in Pastorale Americana.

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QUARTA DI COPERTINA

Martine, una donna giovane e pallida dal cappellino ridicolmente sformato, entra per caso nella vita di un medico, un uomo dall'esistenza grigia che non conosce amore.

Sullo sfondo di stazioni gocciolanti di pioggia, bar e piccoli alberghi di provincia prende corpo una storia di passione e di morte, carica d'esaltazione e angoscia. Uno dei capolavori di Georges Simenon.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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