Non voleva essere chiamata nonna. A me lasciava uno strano amaro in bocca chiamarla per nome, ma così doveva essere, almeno sino al giorno in cui mi aveva dimenticata.
Nonnasballo di Mirko Zullo è il vincitore del Premio Zanibelli Leggi in Salute 2017.
Promosso da Sanofi e con la presenza di Gianni Letta in qualità di Presidente della giuria, il Premio si rivolge a storie che si prendono cura delle persone e ha come obiettivo quello di sostenere l’importanza e il valore della narrazione come strumento fondamentale dal punto di vista sociale e terapeutico.
Quest'anno oltre alla consueta sezione dedicata alle opere di narrativa edite, il Premio apre anche alla saggistica ed è stata rinnovata la collaborazione con Cairo Editore che pubblicherà il vincitore della sezione INEDITI (i testi per questa categoria dovranno essere presentati entro e non oltre il 30 luglio 2018).
Per chi ha nel cassetto una storia in linea con il tema del Premio, potrebbe essere davvero una bella occasione.
Se siete interessati a partecipare eccovi il Link del sito Sanofi, con il Bando e i moduli di partecipazione.
Passiamo ora alla recensione del vincitore del 2017. Spesso, quando leggo un romanzo che ha vinto un Premio, mi accorgo di essere più esigente: quel libro, infatti, non solo è piaciuto, ma ha vinto contro molti altri e, perciò, tra le sue pagine io ricerco sempre il perché della sua vittoria. Capita spesso e volentieri che, proprio per questa mia aspettativa, io rimanga delusa da ciò che leggo, perché magari apprezzo il libro, ma non trovo quel quid che mi induca a dire "doveva vincere lui!".
Sin dalle prime pagine, invece, quel quid è scattato con Nonnasballo. Un romanzo che parla di Alzheimer e che riesce a farti comprendere la portata dell'orrore della malattia senza dover insistere su dettagli pesanti e difficili da digerire.
«Certo tesoro, e come si chiama la tua mamma?»
Pensavo mi prendesse in giro.
O almeno era ciò che speravo.
La narratrice di Nonnasballo è Michelle, una ragazza di 26 anni che può contare solo sulla madre Ivana e la nonna Milvia, da lei soprannominata Nonnasballo per la sua passione sconfinata per il liscio. La protagonista di questo romanzo è, sicuramente, una ragazza atipica: non ha vissuto alcune delle più grandi gioie della giovinezza e ha devoluto la sua intera vita a favore di ciò che credeva giusto fare. Si nota in lei, perciò, una dualità: da una parte è più matura di altre sue coetanee a causa di ciò che ha vissuto, dall'altra ha dentro di sé una gran voglia di uscire dalla pesantezza del suo ruolo e riprendere in mano la propria vita.
Basta. Io non ero così, non sono così. Non lo sono mai stata.
Lo stile dipende fortemente da questa scelta: è direttamente la ragazza a raccontarci la vicenda e, per questo, vengono alternate parole più ricercate e da narratrice ad altre di uso comune e colloquiali. Questo aspetto aumenta la veridicità della storia e anche il livello di intimità con la protagonista.
Il ritmo di lettura è molto veloce proprio grazie allo stile: essendo leggero e fluente anche nei momenti più difficili, si arriva al termine del romanzo senza nemmeno accorgersene. Io l'ho finito in un pomeriggio.
Questo è anche il motivo per cui l'atmosfera è avvertibile ma mai pregnante. Ciò che viene detto è importante e lascia il segno, ma l'autore non rimarca ciò che il lettore può desumere da solo, lasciandogli la possibilità di non soffrire insieme ai personaggi ma, sempre, di gioire insieme a loro.
Se Michelle, Nonnasballo e il nonno, vengono raccontati molto bene, altri personaggi importanti vengono lasciati più sullo sfondo. Questo dipende, ovviamente, dal grado di intimità e, dunque, di conoscenza che la ragazza ha con le diverse persone della sua vita: se lei non è in grado di capire i comportamenti di uno di loro, nemmeno noi saremo in grado di farlo.
La struttura del romanzo mi è piaciuta particolarmente: il capitolo iniziale è anche quello conclusivo e ci anticipa, quindi, il momento topico della narrazione, senza farcene capire tutte le variabili.
Come incipit mi è piaciuto perché ti colpisce da subito, comprendi che c'è qualcosa che non va e che il momento è importante e ti butti nella lettura con molta curiosità.
Come apertura del finale è stato bello, perché molto significativo.
Ho riscontrato, piacevolmente, una ciclicità anche in un altro aspetto; una situazione che viene raccontata relativamente all'infanzia della narratrice si ripresenterà sotto nuova forma, nel suo futuro.
Ho apprezzato moltissimo anche gli interludi che raccontano delle fasi dell'Alzheimer e procedono parallelamente alla storia.
Amica e complice di entrambi, perché certe volte si vuole così bene a due persone che non si riesce a scegliere, non si può scegliere. E rischi solo di perderle entrambe.
La trama del romanzo si concentra inizialmente sulla figura di Nonnasballo e della sua vita.
Vengono introdotti tutti i personaggi principali della vita di Michelle e ci vengono lasciati pochi indizi sul quello che sarà, poi, lo svolgimento.
Questo sarà sorprendente perché lascerà spazio a temi che, seppur collegati al tema della malattia, esuleranno da quella che abbiamo individuato essere il fulcro della vicenda. Non aggiungo altro perché, altrimenti, l'anticipazione sarebbe troppa, ma dico solamente che ciò che viene raccontato è così rilevante da rischiare quasi di distogliere l'attenzione del lettore sull'Alzeheimer. Ho avuto l'impressione di stare leggendo "troppo" come se per trattare i due temi ci fosse la necessità di due libri separati per dare il giusto spazio a tutto.
Mi sono piaciute molte le relazioni tra i personaggi, specialmente la triade femminile della famiglia. Ho apprezzato ogni momento ed ogni dialogo fra loro.
Gli uomini arrivano in ritardo, capiscono quando siamo già verso nuovi orizzonti, quando nasce in noi un istinto di sopravvivenza tale che non sapevamo nemmeno di possedere fin tanto che non ci è servito. Siamo noi quelle più forti, soprattutto nella sottomissione.
L'amore è donna, come la violenza.
L'ambientazione non è particolarmente importante, se non per quanto riguarda alcune determinate scene, dove i luoghi che fanno da sfondo vengono descritti per le loro caratteristiche principali.
In conclusione, Nonnasballo è un romanzo che ho apprezzato molto, anche più delle aspettative. Riesce a portare in letteratura il tema della malattia senza che esso debba risultare di difficile lettura e lasci un effetto negativo sul lettore.
Per questo motivo, mi sento di consigliarlo a tutti. Se amate questo genere di romanzi vi potrà piacere perché è scritto bene e ben ritmato, se non li amate potrete ricredervi vedendo come si possa affrontare ogni argomento, se lo si fa con la giusta dose di sorriso. Il fine del premio Zanibelli è perfettamente rappresentato da questa opera.
Non conoscevo l'autore in precedenza ma mi ha già conquistata, complimenti.