Si rese conto che le parole ormai esistevano tutte, la sua generazione non era né la prima né l'ultima e tutto ormai era stato scritto e detto, andava solamente recuperato.
Inizio la recensione di Alla ricerca dell'isola perduta di Stefano Giannotti con una sua citazione, perché penso che questa frase sia emblematica di ciò che potremo trovare all'interno del libro.
Si tratta della prima opera che leggo di questo autore e, mi è parsa evidente sin dalle prime righe, l'enorme cultura letteraria e non e il conseguente rispetto che l'autore ha verso la Letteratura. In un mondo in cui anche chi non ha mai letto desidera fare lo scrittore, confrontarsi con chi, invece, ha letto molto più di me è stata una piacevole novità.
In quasi tutti gli elementi che, solitamente, tengo in considerazione per le mie recensioni, il minimo comune divisore è la grande importanza delle letture, specialmente quelle classiche, svolte dallo scrittore.
L'incipit incuriosisce da subito: un uomo apparentemente comune che, tutto d'un tratto, decide di intraprendere un viaggio solitario per raggiungere il dipinto che, da sempre, lo ha maggiormente ispirato: La Dama con l'ermellino.
La trama è classicheggiante: l'idea della morte improvvisa (ma non reale) del protagonista ricorda Il fu Mattia Pascal di Pirandello, l'incontro con personaggi letterari del passato e il viaggio interiore La Divina Commedia di Dante. Non solo l'autore prende ispirazione da loro ma ce lo spiega in più occasioni, rivelando così il vero scopo del libro: da una parte mostrarci il percorso interiore svolto dal protagonista, dall'altra raccogliere al suo interno un'enorme conoscenza.
«Senti Biko, io mi chiamo Andrea Neri, ho cinquantotto anni e sono appena morto.»
Se inizialmente, dunque, le scene dinamiche erano poche, nello svolgimento saranno ancora meno, lasciando ampio spazio alla riflessione e alla cultura.
Per questo motivo il ritmo di lettura può essere considerato lento: ci sono tante nozioni e riferimenti da meritare uno studio approfondito e non una lettura veloce per puro intrattenimento.
Inutile aggiungere (ma lo farò lo stesso) che terminare la lettura senza che il proprio bagaglio culturale si sia arricchito è veramente molto difficile, sia per quantità di contenuti sia per i collegamenti che l'autore crea tra citazioni, conoscenza e riflessioni personali. Si tratta, perciò, di un libro indubbiamente utile.
La cura del libro è buona per quanto riguarda eventuali refusi od errori, ma non impeccabile. Probabilmente qualche sforbiciata avrebbe permesso al lettore di godere di più dell'enorme conoscenza che scaturisce dal romanzo.
Lo stile di Giannotti è, infatti, pieno di ripetizioni (volute) e di concetti profondi ribaditi allo scopo di far interiorizzare meglio al lettore alcune parti più significative del viaggio. La mia impressione personale è stata che se l'autore avesse scritto un saggio al riguardo, avrebbe potuto esprimere ancora meglio ciò che desiderava trasmetterci, senza le limitazioni che un'opera di narrativa, in genere più dinamica, necessariamente implica.
Quando tu riesci a non avere più un ideale perché osservando la vita sembra una enorme pagliacciata, senza nesso, senza spiegazione mai, quando tu non hai più sentimento perché sei riuscito a non stimare, a non curare più gli uomini e le cose e ti manca perciò l'abitudine, che non trovi, e l'occupazione, che sdegni, quando tu, in una parola, vivrai senza la vita, penserai senza pensiero, sentirai senza cuore, allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido.
L'ambientazione è suggestiva, specialmente quando l'autore si sofferma nelle descrizioni del mare e di ciò che la sua presenza implichi per le persone che lo amano. È un tipo di descrizione emotiva, che lascia spazio più ai sentimenti provati che all'estetica.
Il mare ha l'odore di una vela gonfia di vento in cui rimane un sentore d'acqua, di sale e di un sole freddo.
L'atmosfera è quella del sogno, perché ciò che succede al protagonista dà al lettore la possibilità di immaginare un viaggio fantastico ed immaginifico.
«Lei si trova sull'isola perduta, tutto succede perché deve succedere o forse puramente per caso.»
In conclusione, Alla ricerca dell'isola perduta è un libro intelligente e pieno di cultura. Questi aspetti, però, tendono a sovrastare le dinamiche di ciò che viene raccontato. L'autore ha molte conoscenze da condividere ma non le veicola in modo ottimale.
È questo il motivo per cui consiglio quest'opera solamente a chi crede nel connubio di libro e conoscenza e, perciò, desidera leggere qualcosa che lo arricchisca interiormente, piuttosto che intrattenerlo.