L'americano

Di Henry James

Mondadori

474 pagine

8,5/10

Consigliato: Sì

Classico

Statunitense

Sociale

TRAMA IN BREVE

L'americano Christopher Newman ha accumulato molto denaro grazie al suo innato senso degli affari, ora è in giro per l'Europa alla ricerca di qualcosa di diverso. Un uomo nato per lavorare che vuole imparare a divertirsi e a riuscire a non fare nulla, quale luogo migliore di Parigi?

INCIPIT

In una splendida giornata di maggio dell'anno 1868 un signore se ne stava disteso a proprio agio sul grande divano circolare che a quel tempo occupava il centro del Salon Carré, al Museo del Louvre.

RECENSIONE

Sono incappata davanti a questo libro di Henry James al mercatino dell'usato e, quando ripenso che l'ho pagato soltanto 60 centesimi, mi sento in colpa come se l'avessi rubato. Nonostante stessi leggendo tutt'altro e cerchi sempre di rimandare le letture esclusivamente mie il più possibile, non sono riuscita a resistere e l'ho iniziato immediatamente. L'ho apprezzato da subito e, probabilmente, non ci sarà mai altro acquisto del mercatino che mi soddisferà così tanto come rapporto qualità/prezzo.

Henry James mi mancava, nonostante io adori i classici e che abbia una particolare predilezione per quelli dell'800, non avevo mai letto nulla dell'autore. L'americano non è, certamente, uno dei suoi scritti più famosi ma rappresenta perfettamente ciò che lo scrittore voleva trasmettere con i suoi libri.

Cercherò di risparmiarvi l'ennesima tirata sul XIX secolo dal punto di vista letterario e riassumerò la mia opinione dicendovi che, l'autore Henry James, fu uno dei capostipiti del nuovo concetto di scrittore che, da lui in poi, si distanzia dal concetto romantico del termine per avvicinarsi ad un ruolo sociale: Henry James pensa che sia dovere di un autore inserire nelle sue opere la propria visione del mondo.

Non solo, ma da Statunitense naturalizzato Inglese, lo scrittore viveva in un'eterna dicotomia. Una divisione tra il Mondo Nuovo (l'America) e il Vecchio Mondo (nel suo caso, l'Inghilterra) legati da alcuni aspetti ma separati da concetti fondamentali. Le considerazioni sulla società che possiamo trovare nei suoi libri dipendono, perciò, da questa sua esperienza personale che l'ha profondamente colpito.

La trama de L'americano rispecchia tutto ciò: il protagonista, Newman, è un americano in viaggio di piacere in Europa, in particolare Parigi e, essendo cresciuto con ideali totalmente diversi da quelli dei francesi, non riesce a comprenderli. Certo, questa non è che la premessa della trama che, come al solito, non voglio anticiparvi, ma le vicende narrate si fanno sempre più interessanti fino a giungere ad uno svolgimento piuttosto movimentato. 

Il conflitto tra Henry James e il Vecchio Mondo nella sua vita si è estrinsecato in una simil disfatta per lui; si è sentito sempre un pesce fuor d'acqua, uno straniero. Il protagonista della vicenda, invece, ha un carattere totalmente diverso. Newman, infatti, prende gli atteggiamenti e, persino, i valori dei francesi come se fossero puramente interessanti dal punto di vista antropologico ma non fautori di problematiche morali per lui che, invece, è cresciuto con una mentalità quasi opposta. Newman vuole conoscere il Vecchio Mondo per soddisfare la sua curiosità ma non cerca mai di capirlo o di farne parte, non è una persona altera o superba perciò non li considera ridicoli, ma è più pronto a scherzarci sopra che a prenderli sul serio. Trovo che questo sia riprova di un tentativo di riscatto di Henry James: se nella sua vita reale lui era vittima di queste differenze, nella vita fittizia de L'americano il suo protagonista riesce, non solo, a convivere tranquillamente con la consapevolezza di non essere capito da nessuno, ma riesce addirittura a sentirsi a suo agio, ritenendo tutto molto divertente e curioso. 

Altro aspetto che ho apprezzato tantissimo e che mi ha anche stupita visto il periodo in cui il romanzo è stato scritto, è l'introspezione dei personaggi. Nonostante il protagonista sia Newman e che sia lui il centro della narrazione, l'autore riesce a descrivere ognuno di loro con vivide pennellate. Non conosciamo i loro pensieri, persino James ci fa capire di non conoscere né i loro né quelli del protagonista, ma grazie all'occhio critico e conoscitore dello scrittore riusciamo ad inquadrarli, vediamo ciò che rappresentano ma anche ciò che sono. Dato che, in parte, possiamo considerare questo romanzo come un'allegoria della società ai tempi di James, riusciamo anche a desumere che i personaggi rappresentino in gran parte dei ruoli. Nonostante questo ho trovato ognuno di loro diverso e unico, confacente sì al ruolo che si voleva rappresentare ma, al contempo, anche una persona reale con sentimenti appartenenti solamente a lui e non ad una categoria.

Lo stile di Henry James mi ha conquistata. Questo significa che per molti lettori sarà, come minimo, noioso. Io amo gli stili arzigogolati, pieni di subordinate, complicati, con parole desuete e che abbiamo la capacità di dire tutto come niente in righe e righe. Trovo che l'esercizio di stile sia ciò che rende davvero grande un autore classico e Henry James è un campione in questo. Si pensa che l'autore fosse dislessico e che il suo stile complicato derivi dalla sua difficoltà di dire qualcosa in maniera diretta. Si suppone, infatti, che girasse intorno ai discorsi per riuscire ad arrivare a quello che voleva raccontare, non riuscendo a farlo nella maniera consona. Non so se questo sia vero, so solo che il risultato finale è fantastico. Le preferenze di stile dipendono dai gusti del lettore, se siete già diffidenti verso i classici perché, tendenzialmente, sono scritti in maniera più complicata rispetto ai contemporanei, questo non è il libro che fa per voi. Se, invece, amate la capacità di giocare con le parole e di un libro desiderate principalmente una narrazione di livello, allora, questo è ciò che state cercando.
In narratore c'è e si sente, come nei migliori classici. È direttamente James a parlarci e a raccontarci la storia, sono numerosi i passaggi in cui si rivolge al lettore.

È un classico e, come tutti o quasi i romanzi del genere, non è affatto veloce, anzi. James si prende i suoi tempi per spiegarci le cose e anche la trama attende lungo tempo per decollare veramente. Io non avrei cambiato una sola riga di questo romanzo e trovo che il suo ritmo sia perfetto così.

Non esiste romanzo dell'epoca che non possieda al suo interno una giusta dose di ironia, anche in questo caso non mancano le frasi sferzanti e divertenti, spesso enunciate da un particolare personaggio che, solo sicura, piacerà a tutti voi: Valentin de Bellegarde.

Il libro è ambientato principalmente nella Parigi del 1868 (e seguenti), anche se vengono citate diverse parti d'Europa. La città viene descritta molto bene, ma sono gli interni dei luoghi ad essere meglio rappresentati. Com'era il Louvre all'epoca? E una dimora di agiati aristocratici? Con questo romanzo le curiosità vengono completamente saziate. 

Il messaggio del romanzo è forte, legato alla dicotomia Vecchio Mondo - Nuovo Mondo. Non posso dirvi chi reputo ne esca vincitore perché, altrimenti, incorrerei in anticipazioni involontarie. Ciò che è certo è che James ci fa capire bene per quale parte parteggiano il suo cuore e il suo cervello.

Per quanto riguarda l'atmosfera del libro voglio distinguere ciò che si percepisce, in due categorie diverse. Possiamo, infatti, percepire due tipi di sensazioni diverse legate al romanzo; quella dovuta al messaggio e quella dovuta alla trama. Quella legata al messaggio è quella che io ritengo più importante, non c'è possibilità di non avvertirla; tutto il romanzo è incentrato su questo aspetto. Quella legata alla trama è, invece, ciò che concerne la suspense e la voglia di leggere cosa succederà, questo aspetto è decisamente più presente nella seconda metà del romanzo dove io sono stata totalmente catturata.

Si tratta di un classico, con un messaggio importante ed uno stile ricercato, perciò va da sé che la trama non sia il suo elemento fondamentale. Non sono, però, d'accordo con chi dice che ce ne sia poca o che sia un aspetto a suo sfavore perché, superata la prima metà, di avvenimenti ce ne sono eccome. Questo libro non piacerà a tutti perché non è ritmato, veloce, sintetico e semplice, trovo però che sia una perla e, davanti alle perle, non posso che consigliarlo e sperare che tutti lo leggano e lo apprezzino, proprio come si merita.

CURIOSITÀ

"Avete mai letto la Belle Dame sans Merci di Keats? — domandò la signora Tristam. — Mi ricordate l'eroe della ballata."

"... e prese meccanicamente dalle sue mani un volumetto che il medico raccomandò come un mezzo per tenersi svegli e che risultò essere una vecchia copia di «Les Liaisons Dangereuses».

Qui per comprare la versione italiana su Amazon (molto bello!)

SCHEDA PERSONAGGI

Newman

Il signore sul divano era un imponente esemplare di americano. Ma non era soltanto un perfetto americano; era prima di tutto un bell'uomo, fisicamente parlando. Sembrava possedere quel genere di salute e forza, che, quando coesistono allo stato di perfezione, producono una singolare impressione, come se si trattasse di un capitale fisico naturale che il possessore non fa nulla per mantenere.

La fatica e l'azione gli erano naturali come il respiro: un mortale più ricco di salute di lui non aveva mai calcato l'elastico suolo del West.

Bisogna ammettere, senza mezzi termini, che l'unica ambizione della vita di Christopher Newman era stata di fare del denaro: lo scopo per cui era stato messo al mondo era, secondo il suo modo di vedere, semplicemente quello di strappare una fortuna, quanto più grande tanto meglio, a una provocante opportunità

Monsieur Nioche

Tra le altre cose Monsieur Nioche aveva perso il coraggio. Le avversità non l'avevano soltanto rovinato, ma lo avevano terrorizzato, ed egli sembrava andarsene per il resto della sua vita sulla punta dei piedi, per timore di risvegliare il fato ostile.

La sua più vivida idea sull'esistenza di un elemento soprannaturale nel mondo degli affari gli era venuta un giorno quando la sua pertinacia nella sfortuna era al culmine: allora gli sembrò che nella vita vi fosse qualcosa di più forte della sua volontà.

Signora Tristam

Il suo senso d'osservazione, acutamente da lei esercitato nel nuovo campo, le avevo suggerito che il primo dovere di una donna non è di essere bella ma di piacere: ed incontrò tante donne che piacevano senza essere belle che cominciò a pensare di aver scoperto la propria strada.

Ella scherzava, naturalmente, ma c'era sempre una punta di ironia nei suoi scherzi, come c'era sempre un che di scherzoso nei suoi momenti di serietà.

 Claire

Essere infelice vuol dire essere antipatico, il che, per lei, è fuori questione. Così ella si è adeguata alle circostanze in modo da essere egualmente felice.

Monsieur del Bellegarde

Finché sorrideva egli era cortese, ed era conveniente che lo fosse. Un sorriso, inoltre, non lo obbligava a nulla più che alla cortesia, e lasciava il grado di cortesia piacevolmente vago. Un sorriso, poi, non era mai dissenso — il che era troppo grave — né accordo — il che avrebbe potuto condurre a terribili complicazioni. Infine, un sorriso copriva la sua dignità personale che, in questa critica situazione, era risoluto a mantenere immacolata: era già abbastanza che la gloria della sua casa dovesse subire un'eclisse.

CITAZIONI

Quando si vuole una cosa in modo così feroce è meglio adattarsi ad essa.

«Vi sbagliate completamente: mi importerebbe immensamente, ma non vi crederei. Il fatto è che non ho mai avuto tempo per "sentire" le cose. Ho dovuto farle, per far sentire me stesso.»

Egli riteneva che l'Europa fosse fatta per lui, e non lui per l'Europa. Aveva detto che intendeva coltivare il suo spirito, ma avrebbe provato un certo imbarazzo e persino una certa vergogna — magari una falsa vergogna — se si fosse sorpreso a guardarsi intellettualmente allo specchio.

Non provava soltanto repulsione, ma anche una specie di diffidenza morale per i pensieri sgradevoli, ed era sgradevole quanto lievemente spregevole sentirsi obbligato ad uniformarsi a un modello stabilito.

Le teorie personali, dopo tutto, importano poco: l'essenziale è l'umore che uno si ritrova.

Avevo speso i suoi anni nell'incessante sforzo di accumulare migliaia di dollari uno sull'altro, ed ora che se ne stava ben in disparte, il mestiere di far denaro appariva estremamente vuoto e sterile.

In America, Newman rifletté, ragazzi di venticinque o trent'anni avevano teste vecchie e cuori giovani, o almeno un giovane senso morale; qui avevano teste giovani e cuori assai invecchiati, e una morale grinzosa e incanutita.

La gente è superba soltanto quando ha qualcosa da perdere, ed umile quando ha qualcosa da guadagnare.

Quando il cuore ha un grosso peso su di sé, ha scarsa importanza che il peso sia d'oro oppure di piombo; quando, ad ogni buon conto, la felicità giunga al punto di identificarsi con la sofferenza, un uomo può ammettere che il regno della saggezza è temporaneamente sospeso.

«Non vorrei assomigliare a nessuno. È già abbastanza difficile assomigliare a se stessi.»

«Siete due giovani incantevoli. Ma, nel complesso, non sono del tutto sicuro che apparteniate a quella piccola e superiore classe — a quel gruppo squisito — composto da persone che sono degne di restare senza sposarsi. Queste sono anime rare: esse sono il sale della terra. Ma non intendo essere offensivo: quelle che si sposano sono spesso ottime persone.»

QUARTA DI COPERTINA

La storia di un milionario statunitense che decide di visitare l'Europa per accrescere la propria cultura ed eventualmente trovar moglie. Ma la sua prima esperienza a Parigi è del tutto negativa, tanto che si persuaderà a tornare in patria. Uno dei primi romanzi di James (1843-1916).

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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