TRAMA IN BREVE

La famiglia Joad deve abbandonare la propria casa alla volta della California, luogo dove sogna di trovare un lavoro e guadagnarsi così una vita migliore. Sono tantissimi, però, a rincorrere il loro stesso sogno e la California dei loro desideri sembra sempre più lontana.

INCIPIT

Sulle terre rosse e su una parte delle terre grigie dell'Oklahoma le ultime pioggia furono leggere, e non lasciarono traccia sui terreni arati. Le lame passarono e ripassarono spianando i solchi piovani. Le ultime pioggia fecero rialzare in fretta il mais e sparsero colonie di gramigna e ortiche ai lati delle strade, tanto che le terre grigie e le terre rosso-scure cominciarono a sparire sotto una coltre verde.

RECENSIONE

L'autore di Furore, John Steinbeck, è uno dei miei scrittori statunitensi preferiti. Ho letto diversi suoi libri eppure, per un motivo meramente logistico, è proprio quest'anno che ho deciso di affrontare la lettura di due dei suoi libri imprescindibili: Uomini e Topi e Furore.

Le mie letture precedenti mi avevano già fatto capire la grandezza di questo scrittore; in ogni libro ricorrono grossomodo le stesse importantissime tematiche, lo stile è sempre ottimo, i personaggi indimenticabili.. ma con questi ultimi due libri l'autore è riuscito a salire ulteriormente di livello, rivelandosi uno dei migliori mai letti. Ho letto diversi autori insigniti del Premio Nobel per la Letteratura e Steinbeck è uno di quelli che più l'ha meritato, a parer mio.

Per chi conoscesse già l'autore grazie a letture precedenti posso semplicemente dire che in questo romanzo bisogna semplicemente prendere ogni caratteristica di Steinbeck e aumentarla del 20% in più, si tratti infatti di un libro molto più lungo che ha permesso all'autore di esprimersi esattamente nei modi e nei tempi adatti per poter approfondire ogni sua caratteristica, se lo avete amato in altri scritti qui lo potrete solamente amare di più.

La recensione che ne farò ora sarà, come sempre, completa e mi rivolgerò ad un pubblico che potrebbe ancora non conoscere questo grandissimo autore, dando così la possibilità di capirlo attraverso le mie parole.

L'elemento che si nota immediatamente, appena iniziato il romanzo, è l'incredibile capacità di resa dell'ambientazione. Steinbeck non descrive solamente, rende il paesaggio qualcosa che succede, qualcosa di talmente profondo e magico da farci dimenticare dove siamo, chi siamo e che non siamo lì ma stiamo "solamente" leggendo. Le descrizioni dell'autore, tradotte in maniera ottima e molto Steinbeckiana in questo libro, sono pura poesia. Da sole possono farti vivere ogni tipo di emozione e non possono annoiare perché contengono tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Questo aspetto è chiaramente presente anche negli altri romanzi dell'autore (uno su tutti i Pascoli del Cielo, libro che vi consiglio assolutamente di comprare Qui su Amazon) ma in Furore l'autore ha lasciato briglia sciolta alla sua penna, permettendole di scrivere anche pagine su pagine di pura ambientazione e io lo ringrazio tantissimo per questo, perché davvero non potrò mai dimenticare alcuni passaggi letti in questo romanzo e se ci penso ora, ancora mi emozionano come durante la lettura.

Il vento si fece impetuoso, s'infilava sotto le pietre, scalzava paglia e foglie morte, perfino piccole zolle, creando dietro di sé una scia man mano che solcava i campi. L'aria e il cielo si incupirono, e in mezzo a loro il sole fiammeggiava rosso, e c'era nell'aria una morsa umida. Una notte il vento spazzò con più forza ancora la terra, scansando subdolamente le radici dei mais, e il mais reagì combattendo il vento con le foglie infiacchite, finché le radici non furono divelte dall'accanirsi del vento, e ogni pianta si piegò sfinita verso il suolo, indicando così la direzione del vento.

Ho trovato la trama interessante sin da subito e il suo svolgimento ancora più bello. Le tematiche toccate da Steinbeck, come molti di voi sapranno, sono sempre importanti e hanno una forte connotazione sociale. Ogni libro è, infatti, un modo di rappresentare la realtà dei tempi dell'autore, dal punto di vista della povera gente che fatica a comprarsi da mangiare e che vive e riesce ad andare avanti solamente grazie ai propri ideali. In Furore questo concetto viene ampliato ulteriormente perché al suo interno l'autore ci parla di una famiglia ma ci fa capire chiaramente di quanto ampia fosse la portata della situazione che comprendeva migliaia e migliaia di famiglie americane. In questo libro vengono a galla tutti i valori più importanti che si dovrebbero avere nella vita ma che, con il tempo, la gente sta perdendo sempre di più e la critica sociale fatta è doppiamente più importante se si considera il momento storico in cui il romanzo è stato scritto e pubblicato: il 1939. Nel periodo, l'autore è stato tacciato di aver inserito propaganda comunista all'interno di questo libro ma io non sono d'accordo, ciò che l'autore ci insegna in questo libro non è una ideologia politica ma ciò che più dobbiamo capire e dovremmo attuare anche in questo periodo in cui le situazioni economiche di moltissimi di noi si fanno sempre più critiche: noi siamo tanti e uniti possiamo fare la differenza, non dobbiamo vivere schiacciandoci l'un l'altro per riuscire a sopravvivere. Si tratta, insomma, di uno dei libri più utili che abbia mai letto, con un messaggio importante che ognuno di noi in coscienza dovrebbe poter condividere e che esula totalmente dall'orientamento politico.

Ho pensato: 'Perché dobbiamo metterlo con Dio o con Gesù? Magari,' ho pensato, 'magari sono tutti gli uomini e tutte le donne che amiamo: magari è questo lo Spirito Santo... lo spirito umano... tutta la baracca. Magari tutti gli uomini messi assieme fanno una grande anima e ognuno di loro è un pezzettino'. E allora me ne stavo lì a pensarci, e all'improvviso... ho capito. L'ho capito proprio dentro di me, e da quel momento sono sicuro che è vero.

Altro aspetto che, da sempre, caratterizza la scrittura di Steinbeck è la resa dei personaggi. In questo romanzo i personaggi sono tantissimi perché non solo la numerosissima famiglia Joad viene descritta, ma anche tutti coloro che la incontrano e hanno a che fare con lei, anche se per un breve lasso di tempo. Dirvi che sono ben caratterizzati, reali e verosimili in maniera incredibile sarebbe vero ma sarebbe anche limitare ciò che sul serio penso al riguardo. La verità è che ho riconosciuto dentro di loro la fierezza del capofamiglia, l'importanza della famiglia unita per la moglie, la fierezza della gioventù, l'orgoglio del lavoratore, la fatica di essere bambini in un mondo che non ti permette di esserlo.. insomma all'interno di questo romanzo c'è tutto quello che siamo e non siamo ma dovremmo essere, ci sono persone che vanno al di là della bella scrittura, sono noi, sono il modo migliore per rappresentare qualcuno.

'La famiglia unita è la sola cosa che ci resta. Come una mandria di vacche, che si stringono insieme quando s'avvicinano i lupi. Io non mi spavento quando siamo tutti qui, quando tutto quello che ch'è vivo è qui, ma non voglio vederci divisi. I Wilson sono qui con noi, e il predicatore è qui con noi. Se loro se ne vogliono andare non gli posso dire niente, ma se la mia famiglia si divide giuro che con questo pezzo di ferro faccio peggio d'un gatto selvatico.' La sua voce era fredda, risoluta.

Sull'atmosfera, in realtà, ho poco da aggiungere perché penso che ciò che ho detto in precedenza possa far capire esaurientemente quanto io mi sia immedesimata in ognuno di loro, quanto io abbia visto concretamente ogni luogo visitato dai Joad e quanto pensi che sia importante ciò che viene scritto dall'autore di questo libro. Furore è un romanzo che può far male, perché ci fa affrontare avversità che, magari, non vorremmo vedere, ma ci dà veramente tanto, ci fa vivere davvero, sarebbe il romanzo ideale da portare ad esempio a chi sostiene che leggere sia una "perdita di tempo" o "noioso", perché senza questo incredibile autore noi non avremmo mai potuto vivere la vita dei Joad e non avremmo imparato e, soprattutto, sentito niente di tutto ciò.

Perché, come diceva il grandissimo Umberto Eco:

Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito... perché la lettura è un'immortalità all'indietro.

Anche per quanto riguarda lo stile potrei solamente limitarmi al "leggete sopra" perché è questo strumento a permettere ciò che ho scritto in precedenza. La scrittura di Steinbeck è rude e poetica allo stesso tempo; racconta senza fronzoli la realtà ma in maniera talmente vivida da renderla una verità profonda ed indimenticabile. I suoi personaggi sono come la sua scrittura; tosti nei modi di fare ma talmente profondi da mostrare ogni fragilità umana. Si tratta di un autore che non solo era destinato a scrivere ma doveva necessariamente raccontarci questo, per non sprecare il suo immenso talento.

Infine, vi parlo del ritmo di lettura. Ora, se andate a vedere in fondo alla recensione, dove si trovano pro, indifferenti e contro, vedrete che questo elemento è l'unico a non essere inserito sotto alla voce "pro". Questo perché dovendo io riassumere gli aspetti del romanzo in un'unica parola non posso certamente qualificarlo come un libro dal ritmo veloce, perché assolutamente non lo è. È, altresì, verissimo però che personalmente lo considero perfetto così com'è e che penso che anche spostare una virgola di questo libro sarebbe un peccato mortale. Questo romanzo non va letto velocemente, questo è un libro che va assaporato, va sentito, va affrontato un poco per volta per riuscire a sopportare e supportare tutte le emozioni che sprigiona. Non c'è rischio di annoiarsi con questo romanzo ma si rischia, leggendolo velocemente, di non interiorizzarlo come invece si merita. Io ci ho messo tantissimo a leggerlo, cercando di fermarmi a qualche capitolo al giorno, permettendomi di pensarci e ripensarci per tutto l'arco temporale della giornata e sapendo che il giorno dopo lui sarebbe stato lì ad aspettarmi. Il fatto che il ritmo sia lento è semplicemente inevitabile, è troppo profondo ed importante, ci sono troppe cose da imparare e sentire per leggerlo velocemente.

Subito dopo aver finito il libro, non riuscendomene a distaccare ho deciso di guardare il film con Henry Fonda nella parte di Tom Joad (Qui lo potete acquistare su Amazon) e, come mi aspettavo, ne sono rimasta delusa. Il film è, in realtà, molto bello e in moltissime cose attinente al libro (in alcuni momenti i dialoghi stessi sono esattamente identici a quelli del libro), però io sono parecchio pignola quando si tratta di film tratti dai romanzi che ho amato ed era quasi inevitabile che non mi piacesse. Senza farvi spoiler vi dico solamente che trovo che il messaggio finale delle due rappresentazioni non sia lo stesso, o perlomeno, io ne ho tratto due chiavi di lettura profondamente diverse, inutile dire che ho assolutamente preferito il romanzo. Per chi avesse già visto il film e non volesse, perciò, affrontare la lettura del libro perché "già lo conosce" assicuro che non ve ne pentirete assolutamente e che nel libro c'è ancora di più di quanto avete potuto trovare nella sua rappresentazione cinematografica.

Furore è un classico imprescindibile che penso dovrebbe essere letto e studiato nelle scuole e dovrebbe essere nel bagaglio culturale di ognuno di noi. Si tratta di un romanzo immenso e bellissimo che può non piacere solamente se non si è pronti a capirlo o ad interiorizzarlo. Lo consiglio, perciò, ad ognuno di voi, tenetelo nella libreria e appena lui vi chiamerà iniziate questo viaggio incredibile insieme ai Joad e se ci sarà una cosa di cui vi pentirete sarà solamente il fatto di averlo finito e non poterne avere ancora.

 

CITAZIONI

Gli uomini restavano in silenzio e si muovevano appena. Poi dalle case uscirono le donne e si misero accanto ai loro uomini — per capire se stavolta gli uomini sarebbero crollati. Le donne studiavano di nascosto la faccia degli uomini, perché il mais si poteva anche perdere, purché si salvasse qualcos'altro. I bambini indugiavano lì accanto, disegnando nella polvere con le dita dei piedi scalzi, e i bambini sondavano in silenzio gli uomini e le donne per capire se sarebbero crollati.

Già, gridavano i mezzadri, ma questa terra è nostra. L'abbiamo misurata e l'abbiamo dissodata. Su questa terra siamo nati, su questa terra ci siamo fatti uccidere, su questa terra siamo morti. Anche se non serve più a niente, è ancora nostra. Ecco cosa la rende nostra: esserci nati, lavorarci, morirci. È questo a darcene il possesso, non un pezzo di carta con sopra dei numeri.

Come facciamo a vivere senza le nostre vite? Come sapremo di essere noi senza il nostro passato? No. Tocca lasciarlo qui. Bruciarlo. Stavano sedute e lo guardavano e lo bruciavano nei loro ricordi. Come sarà non conoscere la terra che c'è fuori dalla porta? Come sarà svegliarsi in piena notte e sapere... e sapere che il salice non c'è? Si può vivere senza il salice? No, no che non si può. Il salice sei tu. Il dolore su quel materasso lì — quel dolore atroce — sei tu.

"Non ci pensi a come sarà quando arriviamo? Non ti spaventi che non sarà bello come ci credevamo?" "No," disse bruscamente lei. "No, non ci penso. Non lo voglio fare. Non lo devo fare. È troppo... è come provare a vivere troppe vite. Lì ci saranno mille vita da vivere, ma alla fine la vita è una sola. Se mi metto a pensarle tutte, sono troppe per me. Tu ci puoi pensare perché sei giovane, ma... per me c'è solo la strada che passa qui sotto.

Ed ecco cosa puoi sapere per certo: terribile è il tempo in cui l'Uomo non voglia soffrire e morire per un'idea, perché quest'unica qualità è fondamento dell'Uomo, e quest'unica qualità è l'uomo in sé, peculiare nell'universo.

C'è della roba che sta capitando, e c'è della gente che fa delle cose. Quelli che mettono un piede davanti all'altro, come dici tu, non ci pensano a dove stanno andando, come dici tu... ma i piedi li mettono tutti nella stessa direzione, la stessa precisa. E se drizzi un po' le orecchie, senti che c'è qualcosa che si muove, e che striscia... e che scalpita. C'è della roba che sta capitando, e la gente che ci sta dentro non s'è accorta di niente... ancora. 

Ogni notte nasceva un mondo, attrezzato e completo in ogni sua parte, con amicizie create e inimicizie sancite; un mondo completo di spacconi e di codardi, di uomini clami, di uomini umili, di uomini cordiali. Ogni notte venivano sancite tutte le relazioni che formano un mondo; e ogni mattina quel mondo veniva smontato come un circo.

Poi un giorno si cambia, e da quello giorno una morte è un pezzo di tutte le morti, e una nascita è un pezzo di tutte le nascite, e nascere e morire sono due pezzi della stessa cosa. Allora le cose non stanno più da sole. E un male non fa più tanto male, perché non è più un male che se ne sta da solo, Rosasharn. 

Come fai a spaventare un uomo quando quella che lo tormenta non è fame nella sua pancia ma fame nella pancia dei suoi figli? Non puoi spaventarlo: conosce una paura peggiore di tutte le altre.

Le grosse imprese non capivano che il confine tra fame e rabbia è un confine sottile. E i soldi che potevano servire per le paghe servivano per fucili a gas, per spie e liste nere, per addestrare e reprimere. Sulle grandi arterie gli uomini sciamavano come formiche, in cerca di lavoro, in cerca di cibo. E la rabbia cominciò a fermentare.

Gli affamati arrivano con le reticelle per ripescare le patate buttate nel fiume, ma le guardie li ricacciano indietro; arrivano con i catorci sferraglianti per raccattare le arance al macero, ma le trovano zuppe di cherosene.Allora restano immobili a guardare le patate trascinate dalla corrente, ad ascoltare gli strilli di maiali sgozzati nei fossi e ricoperti di calce viva, a guardare le montagne di arance che si sciolgono in una poltiglia putrida; e nei loro occhi cresce il furore. Nell'anima degli affamati i semi del furore sono diventati acini, e gli acini grappoli ormai pronti per la vendemmia.

Le donne guardavano gli uomini, li guardavano per capire se stavolta sarebbero crollati. Le donne guardavano e non dicevano niente. E quando gli uomini erano in gruppo, la paura spariva dai loro volti e la rabbia prendeva il suo posto. E le donne sospiravano di sollievo, perché capivano che andava tutto bene: il crollo non c'era stato; e non ci sarebbe mai stato nessun crollo finché la paura fosse riuscita a trasformarsi in furore.

QUARTA DI COPERTINA

Pietra miliare della letteratura americana, "Furore" è un romanzo pubblicato negli Stati Uniti nel 1939 e coraggiosamente proposto in Italia da Valentino Bompiani l'anno seguente. Il libro fu perseguitato dalla censura fascista e solo ora, dopo più di 70 anni, vede la luce la prima edizione integrale, nella nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Una versione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell'opera di Steinbeck, che restituisce finalmente ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962. Nell'odissea della famiglia Joad sfrattata dalla sua casa e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un'intera nazione. L'impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria "come un marchio d'infamia". Al tempo stesso romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell'uomo contro l'ingiustizia, "Furore" è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi in tutta la sua bellezza.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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