L'ipotesi del male

Di Donato Carrisi

TEA

423 pagine

5,5/10

Consigliato: No

Contemporaneo

Italiano

Sotto l'ombrellone

Thriller

TRAMA IN BREVE

Mila Vasquez torna ad investigare su un caso d'omicidio ma, anche questa volta, quello che si vede in superficie non è ciò che corrisponde alla realtà.

INCIPIT

La stanza 13 dell'obitorio di Stato era il girone dei dormienti. Si trovava al quarto e ultimo livello del sotterraneo, nel gelido inferno delle sale frigorifere. Il piano era riservato ai cadaveri senza identità. Di rado qualcuno chiedeva di visitarlo. Ma quella notte era in arrivo un ospite.

RECENSIONE

Qualche mese fa ho letto Il suggeritore e ho scoperto dell'esistenza di questo sequel e prequel. Questo mese mi sono finalmente decisa ad affrontare la lettura de "L'ipotesi del male" nonostante il poco apprezzamento del suo predecessore; ho pensato  di leggerlo in spiaggia sotto l'ombrellone dove, di solito, riesco ad apprezzare di più i libri scorrevoli ma non particolarmente interessanti sotto altri aspetti.

Le impressioni che ho avuto leggendo Il suggeritore sono state molto simili a quelle che mi ha dato questo romanzo con due differenze però; questo non è il primo romanzo dell'autore e perciò si può desumere che certe caratteristiche siano proprie del suo genere di scrittura ed è il suo secondo libro che leggo perciò sapevo maggiormente cosa aspettarmi.

Inizio con quello che dichiaro sempre essere l'elemento più importante per me in un romanzo; lo stile. È innegabile che Carrisi scrive bene, il suo stile non è uno dei miei preferiti ma è sicuramente molto scorrevole, accurato e piacevole. Non amo molto la scelta di inserire continuamente immagini metaforiche perché lo vedo un po' come un mezzo per "piacere" al lettore però bisogna anche dire che l'autore, nonostante esageri nella quantità, è molto bravo sotto questo aspetto; le citazioni in questo romanzo si sprecano, ce ne sono per tutti i gusti.

Elemento che nella recensione del libro precedente avevo considerato un pro e che, invece, non mi convince allo stesso modo in questo romanzo è la struttura. Dal punto di vista personale posso dire che non ho apprezzato il fatto che libro sia, in effetti, un po' prequel e un po' sequel del suggeritore perché mi ha reso ancora più difficile dare credito alla credibilità di questo romanzo. Quest'ultima era già inficiata da alcuni elementi già presenti nel precedente romanzo che, ripetendosi anche qui, mi hanno definitivamente convinta che la mia prima impressione riguardo questo autore è stata confermata e, probabilmente, lo sarebbe con ulteriori suoi romanzi. La struttura vista anche da un punto oggettivo non mi ha convinta; come chiunque abbia letto Il suggeritore mi aspettavo che, per quanto la storia potesse essere diversa, continuasse in parte il filone principale della serie. In realtà se questi libri non presentassero i medesimi personaggi (soprattutto la protagonista Mila) potrebbero essere tranquillamente considerati due libri totalmente divisi, se non per qualche colpo finale che mi ha dato, ancora una volta, la sensazione di premeditato dall'autore e solo sufficientemente credibile. Insomma, di errori strutturali veri e propri non ce ne sono però, se in un thriller leggendo il colpo di scena viene da dire "che cavolata" al posto di "wow, e chi l'avrebbe mai detto?" vuol dire che qualcosa che non va c'è.

Non metto in dubbio che la trama sia interessante; ogni volta che inizio un libro di Carrisi la mia attenzione è subito catalizzata sul romanzo, gli incipit di questo autore sono assolutamente fantastici, niente da dire. Il problema è poi lo svolgimento della stessa; troppo, troppo, troppo simile al suo predecessore, troppo scontato il tutto e veramente poco credibile. Mi aspettavo tutto e questo non perché io sia geniale (sebbene io lo sia indubbiamente cool) ma perché, avendo letto Il suggeritore conoscevo già il modo di strutturare i romanzi dell'autore e, perciò, non sono mai riuscita a stupirmi di qualcosa o ad apprezzare qualche colpo di scena. La potenzialità c'è ma l'autore non riesce mai a scuotermi dal guscio di indifferenza che mi permette di vedere la storia nella sua totalità; probabilmente se mi immedesimassi e mi emozionassi per quello che succede mi sarebbe più difficile capire tutto in precedenza.

I personaggi. Purtroppo mi sento costretta commentarli ma, dato che cerco sempre di scrivere il meglio possibile di ogni autore, mi piange il cuore toccare questo tasto non dolente ma molto molto molto dolente. Mila, la protagonista non è credibile. Ciò che l'autore le fa pensare e dire è assolutamente conforme con l'idea che Carrisi vuole dare di questo personaggio il problema è che poi nei fatti ciò non ha minimamente senso. Anche nella precedente lettura mi sono ritrovata a sperare che l'autore con un exploit esemplare ci dicesse alla fine "scherzetto, Mila non se ne è accorta ma in realtà è sensibilissima!!!" ma niente, la storia continua sempre nello stesso modo. Mi sembra di vedere uno di quei telefilm in cui il protagonista non si accorge di amare una persona da anni finché il suo migliore amico glielo dice. Conoscersi così poco non sarebbe credibile perciò penso che l'autore pensi semplicemente che ciò che scrive funzioni, per il mio punto di vista, però, non è affatto così. Per i personaggi secondari, invece, il tentativo di introspezione c'è stato ma è fallito per un motivo differente; troppo piatti, troppo stereotipati; mi aspettavo che con l'esperienza l'autore riuscisse a migliorare questo aspetto, invece, l'impressione è che sia addirittura peggiorato sotto questo aspetto.

I dialoghi continuano a non piacermi nonostante abbia notato un miglioramento significativo. Il problema è che, se prima nei dialoghi la protagonista deduceva le mosse da fare e questo non era ben strutturato ora, invece, i dialoghi non servono assolutamente a nulla sotto questo aspetto. Evitare di scriverli è stato certamente un miglioramento perché ha tolto almeno il problema di credibilità (anche se così l'ha spostato nella mera sfera delle intuizioni altrettanto poco credibile se utilizzata così spesso nella stessa storia) però ha tolto totalmente l'importanza dei dialoghi stessi che così non aiutano in nessun aspetto del romanzo; non conosciamo meglio i personaggi perché l'introspezione è scarsa, non andiamo avanti con il caso perché la protagonista intuisce da sola e non abbiamo nemmeno perle di saggezza e citazioni dotte perché l'autore le confluisce tutte in parti di trama che esulano dalle conversazioni tra i personaggi. 

Atmosfera e suspense a me sono totalmente mancate; non mi sono agitata non mi sono intristita, non mi sono divertita; niente di niente. Non ritengo che sia impossibile interessarsi più di quanto ho fatto io a questo romanzo ma, certamente, ciò che l'autore ha fatto in questo frangente è fortemente carente per quanto mi riguarda.

L'ambientazione ha, invece, avuto alti e bassi. Nella stragrande maggioranza del libro non è quasi presente ma ci sono alcune immagini che mi sono rimaste impresse nella mente per la vividezza delle descrizioni quindi, nonostante siano poche, posso dire che Carrisi è sicuramente migliorato sotto questo aspetto, almeno in questo romanzo. 

Il ritmo è buono; ho letto questo romanzo in pochi giorni nonostante non mi piacesse ed interessasse particolarmente perciò si può dire che sotto questo aspetto non delude; è assolutamente perfetto da leggere sotto l'ombrellone dove per passarsi il tempo si è meno selettivi e ci si accontenta di passare il tempo.

Io e Carrisi probabilmente abbiamo finito qui; non lo trovo un cattivo scrittore; ha molte qualità che per me sono necessarie per scrivere libri. Il problema è che non gli credo, per la seconda volta ho una sensazione di falsità per tutto il romanzo che non mi si toglie di dosso in nessun modo; mi è assolutamente impossibile apprezzare un romanzo che mi sa di costruito e poco credibile. Ho letto che l'autore ha lavorato in maniera particolare (non specifico per non darvi anticipazioni) per poter scrivere questo romanzo e mi dispiace davvero tanto ma io questo impegno non sono riuscita a percepirlo dal romanzo.

In definitiva non mi sento di consigliarlo. Consigliarne la lettura significherebbe che dovreste leggere non uno ma ben due romanzi, entrambi impostati nello stesso modo e che non dicono niente di più anche se li leggete contemporaneamente e vorrebbe anche dire che penso che questo libro valga la pena di essere letto e togliervi qualche ora della vostra vita, cosa che per un libro che non mi ha dato assolutamente nulla non posso assolutamente dire. Leggetelo solo se avete già letto il precedente e vi è piaciuto moltissimo.

TRAMA COMPLETA (CON SPOILER)

Mila Vasquez, la protagonista, deve nuovamente partecipare ad un caso di pluriomicidio perché viene richiesta specificatamente dall'ex collega Boris. La donna, infatti, lavora nella sezione persone scomparse e, l'omicida che deve essere trovato è un uomo scomparso molti anni prima.

Andando avanti con il caso saranno molti gli scomparsi che commettono un omicidio compreso un agente che lavorava nella stessa sezione della donna.

Investigando sul caso l'agente Vasquez si imbatte in Berish; agente di polizia reietto odiato da tutti i suoi colleghi per un caso avvenuto proprio in corrispondenza della scomparsa di alcuni degli uomini tornati ora come assassini.

Si scopre che Berish si era innamorata della testimone di allora; Sylvia aveva dato l'identikit dell'uomo che aveva rapito tutte quelle persone ma; prima di testimoniare era sparita lasciando l'agente innamorato incapace di capire cosa le fosse successo e chi l'avesse rapita.

La verità è che l'uomo addetto alle scomparse non era altri che il capo di Mila, cioè il capo della sezione persone scomparse. L'uomo proponeva semplicemente alle "vittime" di cambiare vita e non faceva loro nessun male. Lui, però, non è colpevole del ritorno di quelle vittime e degli omicidi da loro perpetrati e non sopportando il peso di quanto fatto da persone che credeva di salvare l'uomo si suicida.

La vera responsabile, infatti, è Sylvia donna a conoscenza del segreto del "rapitore"  che ha continuato negli anni ad avere rapporti con i rapiti e li ha convinti dell'ipotesi del male; per giungere ad uno scopo positivo può essere necessario fare qualcosa di brutto.

Il caso effettivamente non finisce perché i colpevoli non vengono presi, anche se si è scoperto il piano di Sylvia dando così l'opportunità a Berish di capire che la donna non è innamorata di lui. 

Alla fine del libro si scopre che Alece, la figlia di Mila, si sente con una persona e che essa è lo stesso uomo che, fingendosi vagabondo, vive sotto casa di Mila.

CITAZIONI

A volte il quadro vero, fatto di luci e ombre, come è giusto che sia. Altre volte, però, c'era un buco nero. Venivi investito dall'alito putrido di una voragine affamata, e ti sembrava che, dal profondo, qualcuno bisbigliasse il tuo nome.

La violenza di uno spree killer è ciclica. Ogni ciclo dura all'incirca dodici ore e si divide in tre stadi: quiete, incubazione, ed esplosione. Il primo si verifica dopo l'assalto iniziale. C'è un momentaneo senso di appagamento a cui segue, però, una nuova fase di cova: l'odio si mescola alla rabbia. I due sentimenti si comportano come elementi chimici. Isolati non sono necessariamente nocivi, ma se si combinano danno origine ad una miscela altamente instabile. Il terzo stadio a quel punto è inevitabile. La morte è l'unica conclusione possibile del processo.

Per quanto lontano si possa fuggire, la casa è il luogo che ci segue ovunque andiamo. Possiamo cambiare spesso dimora, ma ce n'è sempre una a cui rimaniamo legati. Come se fossimo noi ad appartenerle e non il contrario. Quasi fossimo costituiti dagli stessi materiali - terra al posto del sangue, legno nelle giunture, ossa di cemento.

La metropoli era un grande magma in continua metamorfosi. Solo i suoi peccati non cambiavano mai. I quartieri venivano ristrutturati, le strade prendevano nuovi nomi, così gli abitanti potevano sentirsi moderni, senza rendersi conto di condurre vite identiche a chi li aveva preceduti, ripetendo gli stessi gesti, gli stessi errori. Vittime predestinate di predestinati carnefici.

Per certi versi, i libri erano una zavorra per rimanere ancora alla vita, perché avevano un finale. Non le importava che fosse lieto o meno, era pur sempre un privilegio che spesso le storie di cui lei si occupava ogni giorno non possedevano. E poi i libri costituivano un antidoto per il silenzio, perché riempivano la sua mente delle parole necessarie a colmare il vuoto lasciato dalle vittime. Ma, soprattutto, erano la sua via di fuga. Il suo modo per sparire. S'immergeva nella lettura e tutto il resto - lei stessa - cessava di esistere. Nei libri poteva essere chiunque. Il che equivaleva a non essere nessuno.

È come se andassi al cinema per vedere un film dell'orrore e il mostro attraversasse lo schermo: la paura per cui hai pagato il biglietto diventa un'altra cosa, e non sai come chiamarla. È panico, ma anche qualcosa di più. È l'idea stessa di non avere scampo. L'irrimediabile e improvvisa consapevolezza che non esiste distanza che possa metterti al sicuro. E che la morte conosce il tuo nome.

Un figlio era esattamente questo. Un senso nuovo, completamente diverso dagli altri cinque, che ti offre una percezione inimmaginabile di ciò che ti circonda. E improvvisamente, tutto quello che coinvolge la carne della tua carne ti riguarda direttamente.

Ci insegnano a contare i secondi, i minuti, le ore, i giorni, gli anni... ma nessuno ci spiega il valore di un attimo.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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